51) Non si cava il sangue dalle rape.

Ho 39 di febbre da 3 giorni, vi prego non lo dite a mia madre altrimenti mi chiama tutti i giorni più volte al giorno.

Mi sono beccato un’infiammazione ed ho potuto e dovuto sperimentare le potenti strutture sanitarie australiane.

La prima lezione è che se hai la febbre alta non vai al pronto soccorso, questa è una storpiatura tutta italiana, la prima cosa che fai è quella di andare al primo avamposto medico magari prenotando telefonicamente una visita.

Io che non sapevo effettivamente come fare ho chiesto ad Adam e Sao 2 amici rispettivamente australiano lui e Portoghese lei.

Tempo un quarto d’ora Adam mi aveva prenotato una visita al North Town al Flinders Mall ovvero in Flinders Street.

All’ora stabilita mi presento al centro medico che pensavo fosse quello giusto, dico ad una delle receptionist che ho un’ appuntamento, loro controllano ma non trovano niente, allora con l’aria stupita mi consigliano di provare ad un altro avamposto lì vicino.

Ho la febbre ed adesso anche le balle che girano.

Vado nel secondo centro, stessa scenetta, la tipa controlla ma non trova niente, poi prende il telefono e chiede ad un’ altro centro se per caso hanno una prenotazione a mio nome.

Niente da fare, ma io sono sicuro che Adam l’ha fatta, la tipa per tagliare la testa al toro mi dice che se voglio aspettare il dottore potrà visitarmi tra circa tre quarti d’ora.

Accetto, ma prima cerco di fargli capire che la prenotazione fatta mio nome è stata fatta da qualcun altro allora ecco che leggendo negli occhi della tipa capisco che si è accorta di aver fatto una cazzata.

Ma qui non ci si può adirare per così poco, la gente è così efficiente e solerte al punto ch…e per avere un risultato simile a quello italiano basta assumerne tre al posto di uno!

Ecco che così alzi il livello del servizio ed abbassi il tasso di disoccupazione! E poi… diamine, qui siamo ben sopra la linea del tropico del capricorno, quindi di cosa ti preoccupi?

E’ tutto normale!

Negli occhi della tipa, nel lampo di un secondo avverto; lo stupore, poi subito dopo… ecco che realizza di aver fatto la cazzata e infine quando abbassa gli occhi leggo un’ammissione di colpa ed un tentativo di giustificazione.

Allora, le cose saranno andate così:

Adam ha chiamato il centro e la tipa ha risposto, ma Adam è un tipo spiccio e sicuramente non avrà speso cento parole per prenotare una visita a mio nome.

La tipa, una delle tre presenti alla reception, era intenta a darsi lo smalto alle unghie quando Adam le avrà sparato la sua richiesta.

La tipa è un’australiana e non riesce sicuramente a fare 2 cose insieme, quindi o continua a darsi lo smalto oppure prende nota, ma non può prendere nota perché ha le mani entrambe occupate e lo smalto fresco ed allora che fa?

Semplice!

In un eccesso di ego avrà pensato di potercela sicuramente fare a ricordarsi 2 cose come nome ed orario della visita, in modo che, quando metterà giù il telefono, potrà annotare il tutto sul computer.

Ma ecco la fregatura!

Adam le avrà detto il mio cognome dallo spelling complicato.

E lei non se l’aspettava proprio, lei s’aspettava Jones, Smith, Kidman etc… lei non ha il certificato né la formazione giusta per capire cognomi non anglofoni, chi cavolo sarà sto Sorrentino e chissà come si scrive?

Adam intanto avrà preso nota dell’orario, 12:30. La tipa invece sarà rimasta lì, confusa… lo smalto si sarà asciugato ma il mio nome si sarà evaporizzato dalla sua mente proprio come il solvente del suo smalto.

Il cognome, proprio non se lo ricordava, allora che avrà fatto? Mica poteva fondersi il cervello? Avrà deciso di dimenticare anche la telefonata e anche che alle 12:30 io andrò lì.

Io leggo tutto questo nei suoi occhi e mentre capisco di averla pizzicata le ricordo che al telefono avevano anche detto ad Adam che la vista costava 50 dollari.

La collega interviene e mi dice, che la visita invece costa 70 dollari perché è sabato quindi festivo.

Di male in peggio, ha sbagliato anche l’importo della visita! Ma dove avrà la testa?

Ho capito! Ieri sera era venerdì sera quindi… solito copione! Al venerdì sera, la massima manifestazione di cultura australiana, ovvero stornarsi a forza di birre e rum e poi a spaccarsi le orecchie in qualche discoteca, poi tutti ubriachi a casa in taxi.

E’ chiaro che poi, dopo poche ore di sonno se ti chiedono anche solo il tuo nome, qualche problema ce lo puoi anche avere, figuriamoci se ti dicono al telefono un cognome italiano mentre sei ancora stordita e ti stai dando lo smalto delle unghie… . No ce la puoi fare!

Ho la febbre alta ma le palle che girano vorticosamente a farmi da raffreddamento, accetto l’ennesima cazzata, tanto non ho scelta o la strozzo o accetto.

Intanto mi dice di compilare il solito cavolo di questionario con dati personali e cavolate varie.

A conferma che la tipa non riesce a connettere, il mio cognome scritto a penna in stampatello, trascritto da lei sul computer diventerà improvvisamente sorrentiOno quindi con una lettera in più.

Dopo tre quarti d’ora il medico filippino un certo Tapat mi visita e mi prescrive gli antibiotici, dalle domande che fa mentre scruta il computer sembra che stia leggendo un libretto di istruzioni, comunque centra la diagnosi mi prescrive antinfiammatorio ed antibiotico.

Con la sua diagnosi vado allo sportello a pagare.

Quanto? Ma solo 50 dollari, sono passati tre quarti d’ora volete mica volete che la tipa si ricordi che la visita durante il week-end costa 70 dollari? Ma in che mondo vivete? Qui siamo ai tropici mica a New York!

Andiamo in farmacia!

Anche qui tutto da ridere, tra cassiere e ragazzi che sistemano farmaci conto almeno 6 persone.

Presento la mia ricetta dove c’è il nome e cognome ed i farmaci prescritti.

Cosa credete che aprano il cassetto, mi diano il farmaco mi chiedano i soldi e tutto finisca così?

Non se parla nemmeno.

La tipa mi fa alcune domande tipo se è la prima volta che compro in quel negozio e se ho allergie, poi mi chiede se voglio un farmaco generico o di marca, intanto compila… il questionario!

Visto che ci sono le faccio notare che la stordita del centro medico ha scritto il mio cognome in modo sbagliato.

Lei corregge e mi da in mano una specie di cerca-persone, sì proprio come quello del ristorante, ve lo ricordate? Non ve lo ricordate nemmeno voi? Allora potete venite ai Tropici che c’è sicuramente posto anche per voi! Stordito più, stordito meno… .

La tipa mi spiega che quando il farmaco è pronto il cerca-persone suonerà e me lo consegneranno.

Tempo 3 minuti l’aggeggio suona, io vado al banco ed ecco che questa mi richiede se ho allergie poi mette il farmaco in una scatola di plastica, tipo quelle anti-taccheggio che si usano nei supermercati per proteggere dvd o cd e mi manda alla cassa, poi mi da in mano 3-4 fogli A4 stampati con il nome del farmaco ed il mio cognome.

Cos’é? Indovinate! Il bugiardino ovvero le istruzioni sull’uso del farmaco.

Perché? Andiamo ma da dove venite? Giù, dai monti come Heidi?

Qui il bugiardino ve lo stampano personalizzato così la casa farmaceutica tiene basso il costo del farmaco e voi vi beccate anche il bugiardino personalizzato! Meglio di così… si muore! (Dal ridere).

Porto la cassettina di plastica alla cassa, una delle 2 cassiere la apre, tira fuori il farmaco spara il codice al barre e finalmente si paga.

Ma vi rendete conto, una mette il farmaco nella plastica e dopo due secondi un’altra lo tira fuori e vi fa pagare, ma il cervello quando l’utilizzano questi australiani?

Boh!

Va beh, tutto sommato è andata bene ed incasso ben 2 soddisfazioni!

1° ) I farmaci costano poco, l’ Ibuprofene costa circa 3,5 Euro.

2°) Sui farmaci c’è un’etichetta con il mio nome, forte, non è vero?

Il cognome? É sbagliato naturalmente ma cosa volete anche la farmacista mica può fare miracoli?!

Stampare il bugiardino, darmi il cercapersone, mettere il farmaco nella scatola di plastica, mica volete tirarle via la pelle?

Schiavisti che non siete altro!

~ di Sorrentino Davide su 16 febbraio 2009.

Lascia un commento