47) Prendi la macchina e scappa

•24 gennaio 2009 • Lascia un commento

Sto uscendo dalla concessionaria, sotto il culo ho 200 cavalli tutti ben stipati dentro il cofano di una Ford Falcon 4ooo cc. sei cilindri 24 valvole, con tanto di profilo aerodonamico e spoiler, in tasca non ho un documento, neanche la patente!

La tipa della concessionaria alla quale ho chiesto di provare l’auto mi ha solo domandato il numero di cellulare, ma francamente m’aspettavo che non avendo la patente mi accompagnasse lei a fare il giro senza nemmeno farmi guidare… invece, eccomi qui.

Il cambio automatico e’ uno spasso, provo a schiacciare, la spinta e’ poderosa, ma io sono confuso non riesco ancora a credere che qui ti diano una macchina e ti dicono vai pure a fare un giro… .

Adesso scappo!

No, non lo potrei mai fare, ma penso che qui sia tutto davvero diverso dall’Italia, anche i ladri.

Cinque minuti e torno in concessionaria, intanto chiedo giusto per curiosita’ cosa costa l’assicurazione anche perche’ la fregatura ci deve pur essere, la macchina molto bella e ben tenuta full optional e’ del 2001, circa 70.000 km e costa circa 5000 Euro, immagino quindi che magari l’assicurazione costi un rene.

Il signore molto simpatico mette tutti i dati nel computer e spara la sentenza… un anno d’assicurazione… 250 Euro! Ma come? Solo? Un 4000 di questa forza solo 480 dollari? ma siamo impazziti?

Va beh! alloraci sara’ un’atra fregatura! Domani vado sul sito e cerco di capire se questa macchina con il motore piu’ grosso di una Ferrari quanto consuma.

Ebbene tutte le informazioni raccolte tra i vari siti confermano che la macchina, che dimenticavo di dire e’ a benzina, in citta’ fa 8-9 km/litro. Pazzesco!

Torno a casa con l’accordo di sentirci il giorno dopo perche’ devo pensarci.

In realta’ non sono convinto solo per un motivo, sono stufo di belle e lussuose berline, vorrei comprare un fuoristrada, magari da maltrattare un po’ e di cui non curarmi come sono solito fare.

Cosi’ con questo propostio vado in altre concessionarie, ma niente, solo berline ed un solo fuoristrada un Toyota Rav 4 del 97 ma con solo 2 porte.

Alla terza concessionaria, trovo invece un tipo simpatico, le auto sono tutte ppiuttosto recenti ma superano i 5000 Euro, dopo un giro completo tra Subaru, Toyota Mitsubishi etc… il mio occhio si posa su una Suzuki Vitara, del 2002, benzina 2000 cc.. bianca, molto bella e quasi nuova anche l’interno, peccato, mi sarebbe piaciuta un po’ piu’ vissuta e magari un po’ meno cara. ma faccio uno sforzo la pago circa 7500 Euro e mi faccio fare un preventivo anche per l’assicurazione, il verdetto del computer e’ positivo circa 210 Euro l’anno.

La provo, il cambio e’ manuale ma questa e’ una vera fuoristrada ed ha anche le ridotte, proprio una buona macchina, il test ‘e positivo gli offro 500 dollari in meno cosi’ l’assicurazione me la pagano loro, acettano e mi chiedono una serie infinita di documenti come al solito….

Mi fanno firmare il contratto che tra l’altro ho la possibilita’ di recedere entro 24 ore dalla sottoscrizione, poi per essere sicuri del mio indirizzo mi chiedono anche una bolletta della luce da portare quando ritirero’ la macchina.

Tutto questo avviene tra molti passaggi tra un ufficio e l’altro. in totale, tra quello che mi ha fatto fare il giro di prova e quello che mi ha fatto firmare il contratto e quella che mi ha fatto il preventivo dell’assicurazione e quella che mi ha proposto una serie di trattamenti di bellezza fanno ben 4 persone.

Come si vede che qui le persone non s’ammazzano certo di lavoro… .

Quest’ultima persona un’imprenditrice che m’intrattiene circa 1 ora, racconta tutta la sua vita e mi propone di passare su tutta la carrozzeria della macchina un trattamento per evitare che la vernice si sfogli a causa dei raggi del sole che qui sono decisamente… come dire… tosti!

Poi mi offre un trattamento del sottoscocca che consiste nello spruzzare un prodotto che protegge dalla salsedine e dalla ruggine, il tutto a circa 350 Euro.

Ci penso, ma non penso che faro’ tutto questo… e’ giusto che anche la carrozzeria della mia macchina subisca i danni del tempo, proprio come la mia carrozzeria… volevo dire la mia pelle… .

Non voglio assolutamente rischiare di diventare nuovamente schiavo di un’auto e della sua carrozzeria e della sua manutenzione perche’ ho forse di emglio da fare qui ai Tropici…

Voi che dite?

Stasera ho raccolto qualche conchiglia sulla spiaggia di Pallarenda, ce ne sono milioni! V’assicuro che e’ un attivita’ assolitamente inutile, una vera perdita di tempo… ma e’ cosi’ bello perdere il tempo cosi’ … . Lo so che non capirete, ma … fa lo stesso.

Byeeee.

46) Billabong Sanctuary

•18 gennaio 2009 • 1 commento

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Sopravvissuto all’autista pazzo delle Magnetic Island ed in preda allo sconforto totale causato dalla totale astinenza da reality, telegiornali e politica… ho sentito un forte richiamo alla fede ed allora sono andato al Santuario di Billabong.

Ma no, scherzavo!

Il Billabong Sanctuary non è nient’altro che una riserva naturale tropicale con tanti animali tipici.

A non tutti piacciono gli animali ma a coloro che piacciono posso dire che il contatto con la natura qui è diretto, diciamo interattivo, ovvero con l’unica interazione possibile fra uomo e animale, cioè l’uomo nutre ed accarezza la bestiola, la bestiola pur di mangiare tollera le lisciate al pelo.

In pieno Cotters Market ovvero il mercato domenicale di Flinders Street, basta rivolgersi al centro turistico per avere orari, biglietti etc… uno delle due navette quotidiane è appena partita e lo spettacolo inizia alle 10:00 oppure c’è lo spettacolo pomeridiano.

Si opta per quello mattutino ma la tipa avverte che prendere il taxi costa sessanta dollari a corsa mentre il loro pacchetto con 48 dollari a persona ti portano a circa 17 km dal centro di Townsville a questo posto vicino alla Bruce Highway che porta a sud verso Brisbane.

Da buon italiano capisco che la tipa ci tiene a farti prendere questa irrinunciabile opportunità ma da buon italiano quando vedo troppa insistenza decido per il taxi.

La tipa dà i biglietti con poca convinzione, quindi si prende il taxi.

La tipa è loquace, originaria del Galles è nata qui e continua a fare domande, per fortuna dopo circa 20 minuti eccoci arrivati.

Si dà il biglietto e poi si comprano le granaglie per gli animali a soli 80 cents.

Quindi si comincia.

Il ranger del parco spara parole a macchinetta con questa cadenza australiana che mi sta un po’ antipatica e torna dopo poco con in braccio un grosso topone di 25 Kg, il suo vero nome è Wombat, una specie di grassa marmotta, pelosa e pacifica, un vero spasso.wombat

Con soli 10 dollari te la fanno tenere in braccio per fargli le foto.

Lo stesso succede anche per i Koala, appena finito lo spiegozzo sui wombat.

koala

Il ranger è un tipo allegro e burlone ed assomiglia a quel personaggio australiano di cui non ricorda il nome che faceva il cretino con coccodrilli e serpenti e poi è rimasto ucciso in mare da una razza.

Ad ogni animale vengono riservate una serie di fotografie e di riprese con la telecamera.

Dopo una serie nutrita di koala è la volta dei coccodrilli dei rettili e dei pitoni.

rettili

Ma qui la strada è in discesa perché non si paga e da buoni biellesi la cosa riveste una certa importanza.

Ecco quindi bambini ed adulti che s’affannano a tenere in mano un povero coccodrillo di 3 anni e 80 centimetri di lunghezza con tanto di elastico alla bocca come museruola.

croc

Dopo il mini coccodrillo, ecco pitoni, usati come sciarpe che s’avvolgono ai colli di bimbi divertiti, alcuni dei quali hanno calzini di fango fino al ginocchio a causa dell’improvvisa pioggia.

E’ sorprendente come anche qui i genitori siano numerosissimi e tutti con almeno 2 bambini a testa, mentre altri ne hanno anche 5 o 6.

La cosa ancora più sorprendente è che i genitori spostano sotto la pioggia bambini piccoli senza preoccuparsi che si bagnino e poi li lascino giocare nel fango senza curarsene.

In Italia cose simili le ho viste fare solo dai bimbi rom.

Perché le mamme italiane si sa, sono tremendamente apprensive e chiocce,

Comunque aldilà di tutto la cosa davvero fantastica è che dopo circa 4 ore alternate da pioggia e sole con una bella percentuale d’umidità, passando tra stagni e paludi con coccodrilli, ebbene, 1 sola zanzara ha cercato maldestramente d’avvicinarsi ad una mia mano.

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Ma com’è possibile che se vai a Viverone a luglio anche con l’Autan non te la cavi senza 5-6 punture e relativi salassi, mentre qui in pieno tropico, in mezzo alla foresta tropicale, in mezzo alle paludi, non ci siano zanzare?

Mi viene il dubbio che in Italia La Bayer e la Baygon per vendere i loro prodotti abbiano allevato e distribuito soprattutto in pianura padana zanzare a volontà, voi cosa dite?

Magari non è così ma il business delle zanzare non è mica male… e poi si sa business is business.

Dopo i pitoni è la volta dei coccodrilli giganti. All’ingresso dell’area apposta c’è un esemplare impagliato di circa 5 metri che avrebbe potuto mangiare in un sol boccone un italiano medio come me (sono sempre esclusi dalla statistica Enrico, Stefano e mio fratello Fabio per i soliti ovvi motivi).

Il tipo intanto ci conferma che i due coccodrilli che sono entrati qualche giorno fa nelle reti dello Strand erano grandi meno di 1 metro ovvero non sarebbero riusciti nemmeno a mangiarti una mano, mentre sui giornali hanno fatto un sacco di baccano per niente… questi giornalisti sono tutti uguali!

Il ranger ci parla anche dei serpenti e ci conferma che in effetti i serpenti australiani pur essendo tra i più velenosi del mondo sono anche i più inefficienti in quanto avendo denti molto corti non riescono trasmettere in profondità il veleno come una vipera o un cobra e che pertanto il loro veleno si trasmette a livello di pelle e sistema linfatico, quindi molto più lentamente.

Inoltre, ci dice il ranger che, con il semplice bendaggio della parte morsa la propagazione del veleno rallenta ulteriormente, pertanto anche se ti morde uno dei più velenosi serpenti del globo, ti bendi e vai in ospedale entro un’ora e non ti capita niente tranne che un bello spavento e qualche iniezione, un bel sollievo per tutti quelli che temono i serpenti.

La riprova è che lì tra il pubblico c’erano 2 persone che erano state morsicate oltre al ranger, ancora vive e vegete.

Per quanto riguarda gli squali invece, ho notizie fresche e certe che confermano che contrariamente a quanto pensassi, gli squali girano anche al largo di Magnetic Island ed ogni anno se ne avvistano circa un centinaio, ma esiste un servizio sorveglianza che interviene subito in caso d’avvistamento per allontanare o “pescare” gli invasori, questa sì che è efficienza!

Quindi cari amici, è proprio vero l’unica cosa di cui vi dovete preoccupare è di alzare la tavoletta nel caso la facciate nei bagni pubblici… eh, eh, eh… perché si sa proprio nei momenti di debolezza (di vescica o intestino) succedono gli incidenti.

Tornando al ranger, i coccodrilli come attori consumati fanno la parte dei cattivi e si alzano quasi in piedi per mangiare un pezzo di gallina legato ad un bastone…guarda che deve fare un povero coccodrillo per campare!

Negli stagni dell’area circostante un sacco di coccodrilli di varie specie e dimensioni.

Poi ancora Emu (una specie di struzzo), Kokkaburra scuri (gli stessi che a Pallarenda avevo descritto come pappagalli, poi dingos (ovvero una specie di cane selvatico un po’ più grande del cane dei miei; Tequila, ma con lo stesso colore).

Poi wallabies (ovvero canguri) anche qui devo correggere quanto detto in qualche puntata precedente; a Pallarenda non avevo incontrato i wallabies bensì i canguri, in quanto i wallabies sono decisamente più piccoli e decisamente diversi, chiedo scusa ma me li avevano venduti come tali…

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Infine ecco le tartarughe d’acqua dolce.

Fine del santuario e fine della giornata, altro taxi per il ritorno, in totale 85 dollari tra andata e ritorno ovvero circa 45 euro, davvero poco, meno persino dei 96 dollari del “pacchetto” che voleva propinare la tipa della biglietteria.

Però il secondo taxi era un po’ sorpresa, il tassista aveva appena mangiato qualcosa contenente aglio e cipolla ed appena aperte le porte i miei occhi hanno cominciato a lacrimare.

Mentre ento in auto inoltre, il taxista maldestramente tentava di recuperare i resti del pranzo sparsi tra la cloche del cambio ed il portacenere, una cosa decisamente vomitevole, come i sedili ed il cruscotto sporchi come lui.

Va beh lo avevo già detto prima e mi ripeto, qui la pulizia non è diciamo… prioritaria!

Appena uscito dal taxi mi lavo le mani e sciacquo via dal viso le molecole di aglio e cipolla che mi sono rimaste attaccate addosso.

E anche questa è fatta!

P.S.: Il canguro non l’ho trovato su internet ‘l’ho visto e fotografato a billabong, un po’ sbracato non è vero?

45) Maggie!

•17 gennaio 2009 • Lascia un commento

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Mag o Maggie sono i diminuitivi di Magnetic Island.

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Magnetic island sta a Townsville come come Biella sta alle montagne, più o meno 8 km di distanza ovvero 20 minuti di traghetto.

L’isola è abitata da circa 2000 persone e la montagna più alta è circa 500 metri è ricoperta di vegetazione tropicale, ha una forma triangolare, su due lati ci sono le spiagge e su un lato la barriera corallina, tutta zona protetta dalla quale non si porta via neanche un granello di sabbia.

Andando a piedi da casa al molo del traghetto s’impiegano circa 15 minuti ed i traghetti partono ogni ora e ce ne sono di 2 tipi, uno che trasporta solo passeggeri (una specie di catamarano con doppio scafo piuttosto veloce e silenzioso, poi un altro che assomiglia più ad un mini traghetto con le due rampe per caricare auto a poppa e per scaricarle a prua.

Fatto il biglietto, c’è da aspettare, l’altro traghetto è partito da 10 minuti quindi… sala d’attesa!

Quella esterna è più simpatica e c’è un simpatico venticello che mitiga gli oltre 30 gradi delle 10 e mezza del mattino.

Su una sedia c’è un giornale e ne approfitto per leggere gli annunci delle auto usate, poi nel giro di 5 minuti arriva un orda di ragazzi accompagnati da 3 adulti.

I ragazzi sembrano tutti fratelli e penso che lo siano, forse fanno parte di una famiglia allargata, gli adulti sono un uomo e 2 donne.

I tratti distintivi sono; maglie con patacche di vari colori e natura, una certa propensione al vociare e una tendenza al rompimento di balle (altrui).

Continuo a leggere il mio giornale senza darci peso più di tanto, ma quando si sale sul traghetto osservo dove vanno in modo da non averli tra le balle anche durante il viaggio… Molto bene loro vanno sul ponte superiore all’aria aperta, bene la nostra scelta ricade non so perché sul ponte inferiore coperto.

Il traghetto vola sull’acqua e sembra ogni tanto che prenda il volo, le sensazioni di vuoto allo stomaco sono più di quelle che ho avvertito in qualsiasi volo fatto in vita.

Dopo 20 minuti eccoci arrivati a Nelly Bay.

Appena scesi si prende subito il bus per la parte opposta dell’isola ovvero Horseshoe Bay ovvero la spiaggia a ferro di cavallo.

Il bus è pulito ma fa cagare tanto che è vecchio e l’autista non solo è un pazzo scatenato ma non sa nemmeno guidare, quindi tutto normale, proprio come in qualsiasi isola tropicale che si rispetti.

Noto che tutti i passeggeri sono impataccati come l’allegra combriccola del traghetto, che sia un tratto distintivo degli abitanti di Maggie?

Tra una marcia troppo alta ed il bus che tossisce e s’ingolfa finoa quasi fermarsi e poi discese mozzafiato con beccheggi e rollate degne delle montagne russe, con la scarpata su un lato che ti ricorda quanto breve può essere la vita in mano di un folle, in 10 minuti ecco Horseshoe Bay!

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La spiaggia è tipicamente tropicale con palme sui bordi e negozietti sulla via prospiciente.

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Il tempo è nuvoloso e menomale che lo è perchè alla fine dalla giornata il sole che filtrava attraverso le nuvole nonostante la protezione +30 lascia il segno del suo passaggio sulla pelle.

Mentre ci si dirige verso lo pseudo ristorante, un kokkaburra aiuta una bambina a finire le proprie patatine fritte e si lascia beatamente fotografare come se niente fosse.

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Nello pseudo ristorante proprio di fronte alla spiaggia, si opta per una porzione di fish& chips, una porzione per australiani, ovvero super abbondante, basta per due italiani e forse ne avanza anche un po’, (sono esclusi dalla statistica gli italiani Enrico e Stefano per ovvi motivi…).

Dopo l’abbondante pranzo, un bel giro sulla spiaggia in cerca di coralli e conchiglie.

C’è l’imbarazzo della scelta e non si resiste proprio dal lasciarle lì quindi poco a poco quanto raccolto finisce nello zaino e poi finirà nel centro tavola della cucina.

La seconda meta è una specie di zoo con animali tropicali vivi , ovvero i soliti, pappagalli, wallabies koala, serpenti e coccodrilli… il posto si chiama Koala Village ma alle 16 non è possibile vedere alcun animali tranne i pappagalli.

Dopo circa 5 minuti ecco che un chiassoso stormo di pappagalli si guadagna il pasto avvicinando i turisti così tanto da poggiarsi sulle teste e sulle mani per beccare alternativamente il cibo che viene loro offerto ed anche le persone che glielo offrono.

Saranno oltre una cinquantina, il chiasso è assordante ma i loro colori e la vicinanza con questi volatili mette allegria e stupisce.

Scatto fotografie a raffica ed alcune sono proprio belle.

Sono circa le 5 quando si torna a nelly Bay, il cielo è coperto e non c’è tempo per vedere Florence Bay che sembra la spiaggia più bella di Maggie.

Poco importa sarà per la prossima volta, ad un’ora da casa c’è disponibile tutto questo tutto l’anno.

44) Piango… a crepapelle!

•17 gennaio 2009 • Lascia un commento

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Si, si… lo so!

Avevo da fare…

Sapete com’ é… un po’ di nostalgia e mi sono lasciato un po’ andare.

Tra una passeggiata sullo Strand ed un insolito Natale al sole, pensavo all’Italia.

Sono amareggiato perché mi sono perso L’isola dei famosi e La Talpa e mi perderò anche il Grande Fratello… .

Ma la cosa che forse mi manca di più è l’inverno a Sordevolo, proprio quest’anno che continua a nevicare… quando si dice la sfiga….

Ma dico io… quando ero lì in Italia, nevicava poco, diciamo 1-2 volte l’anno e le temperature raramente scendevano sotto i 5 gradi sotto lo zero, mentre ora continua a nevicare e a fare molto freddo.

Che nostalgia!

Com’era bello la mattina uscire di casa ben infagottato, con il mio giubbotto di piume, il cappello, la sciarpa e le scarpe pesanti.

E com’era bello aprire la porta di casa e provare la sferzata d’aria fredda mattutina… una cosa da togliere il respiro….

Era poi decisamente spassoso provare la sensazione della pelle dei sedili della mia Mercedes sotto i miei glutei, fredda come tutto il resto… certe cose al mattino presto ti fanno ricordare d’essere vivo perché il tuo corpo reagisce a tutto questo!

Così ecco che come d’incanto le cartilagini delle mie ginocchia si gonfiavano quel tanto da farsi sentire e poi le spalle, anch’esse s’irrigidivano e con esse anche le vertebre, su, su fino al rachide… e così come d’incanto tutto diventava rigido, come un bel pezzo di rovere, subito dopo il collo diventava freddo ed ecco comparire l’immancabile segnale della mia cervicale che trasmetteva alla mia testa il consueto intorpidimento… quasi come un giramento di testa, ma continuo… fisso direi!

Ed allora ecco che gli occhi cominciavano a lacrimare, in particolare quello sinistro e poi il mio collo irrigidito e le mie spalle ogni volta che cercavo di muoverle comunicavano con il mio cervello emettendo particolarissimi scricchiolii.

Ma non mi manca solo il clima, certe volte infatti, penso alle decine di migliaia di chilometri all’anno macinati in auto e quasi piango se penso al mio casello preferito, (quello di Santhià) ed al simpatico casellante che ogni volta che tornavo a casa mi diceva grazie ed arrivederci.

Il primo lunedì del mese, inaffatti, quando tornavo da Firenze dopo entusiasmanti riunioni commerciali, il mio casellante era lì, nebbia o non nebbia, pioggia o neve che fosse, lui era lì, sorridente a prendere la piccola somma di denaro per aver percorso i circa 500 chilometri di autostrade ampie ed accoglienti che separano Firenze da Santhià.

Con il mio bigliettino preparavo i miei miseri 54 Euro e li porgevo pieno di gratitudine al mio casellante, pensate, circa 1 Euro al chilometro… una vera miseria… ma dico io è possibile?

Non riesco a spiegarmi la ragione di tutto questo… . Anche il gasolio poi… quando sono andato via costava € 1.40 al litro, persino meno del Tavernello.

Pensate… circa 500 chilometri con circa 100 Euro tra gasolio ed autostrada… che bello che era… .

E come dimenticare poi le bollette della luce e quelle del gas… .

Ecco ora sono proprio nostalgico, ma ora la frittata è fatta e quindi vi devo parlare anche del telegiornale e della politica… .

Sì queste due cose mi mancano proprio tanto, era così bello vedere le notizie entusiasmanti del telegiornali, in particolare le notizie della politica e dei fatti spiacevoli che accadevano sia nel nostro paese che all’estero… decisamente immancabili… tanto che per puro divertimento guardavo volentieri 2 telegiornali alla volta sia a pranzo che a cena… e mi divertivo come un pazzo e tutta la giornata passava veloce allietata dalle notizie di cronaca nera che coinvolgevano ora gli albanesi, ora i rumeni ora persino qualche pirata della strada o qualche uxoricida.

E la politica? Ho sempre trovato dilettevole seguire la politica ed i dibattiti nonché i batti e ribatti tra destra e sinistra, poi momenti altissimi come l’elezione di personaggi famosi come Cicciolina o Vladimir Luxuria o le brillanti dichiarazioni di Rutelli e Capezzone o Pecoraro Scanio per non dimenticare la Jervolino e Bassolino, quanti momenti altissimi di politica ho vissuto… .

Tutti onorevoli personaggi che si spaccano la schiena per qualche misera decina di migliaia di euro al mese per tentare di risolvere gli innumerevoli problemi che gli cittadini creano, un vero sfinimento, meno male che sono più di un milione.

Però era bello per me sapere che tutto questo lavoro veniva perlomeno ricompensato con adeguate pensioni dopo ben una legislatura, così è stato belo sapere che l’ultimo governo Prodi pur non avendo potuto completare la legislatura aveva ottenuto la buonuscita ed anche l’integrazione per il periodo mancate al completamento della legislatura, meno male… e meno male che possiamo perlomeno rinfrancarli dal cercare posteggio fornendogli 500 mila auto blu… mi sembra giusto che questi indefessi lavoratori della politica abbiano la giusta ricompensa e poi vuoi mettere la soddisfazione a pensare che gli U.S.A. di auto blu ne hanno meno di un quinto rispetto all’Italia, che pezzenti questi americani… .

Che belli tutti i record italiani, evasione fiscale, debito pubblico, PIL vicino allo zero e malasanità, tangenti e concussioni, tribunali intasati ed Alitalia, poi Parmalat e Cirio, le lobby bancarie e quelle dei notai, poi quella dei farmacisti etc… ecco ancora un po’ mi vengono le lacrime agli occhi… .

Scusate ora vado che oltre alle lacrime mi ha preso un strano attacco d’ilarità… sono qui in lacrime, carponi, con la pancia in mano e l’altra mano che picchia il pavimento… ma scusate sono talmente triste che ora mi ha preso un attacco isterico di riso, o come rido e come piango dal ridere a pensare a tutto questo, scusate ma devo andare ad asciugarmi le lacrime….

43) Gregoire’s toilet e … aracnofobia.

•23 dicembre 2008 • 3 commenti

Sono andato a fare un giro a Cape Pallarenda perché Marcelo, uno studente brasiliano, mi ha detto di aver visto i wallabies.

 

I wallabies sono la variante miniaturizzata dei canguri, in pratica sono molto simili ma di taglia inferiore, diciamo meno di un metro.

 

E’ già mezz’ora che pedalo e ancora non ho visto niente del genere, in compenso Pallarenda Road è provvista di pista ciclabile e costeggia il mare esattamente come lo Strand ma a differenza di questo, qui tutto è meno ricercato anche se ci sono anche qui prati le palme, le panchine e le postazioni per barbecue, c’è tutto ma è tutto meno lussuoso ma non per questo, meno fruibile.

 

Anche l’affluenza è decisamente minore, poche persone fanno jogging o vanno in bicicletta come me, oppure portano a spasso il cane.

 

Ogni tanto si trovano accessi alla spiaggia ed accanto a questi, i soliti cartelli con le avvertenze circa la presenza di jelly-fish (leggasi meduse) e la solita fiaschetta di vinegar (leggasi aceto).

 

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Ogni tanto trovo dei ponticelli sotto i quali scorrono fiumiciattoli, alle foci di questi si trovano sempre dei pescatori alcune volte molto giovani a volte bambini.

 

La pesca qui è quasi una mania, qui pescano tutti e molti hanno una barca.

 

Più avanti trovo anche un attracco per calare in mare la barca con il carrello.

 

Passo proprio nel momento giusto in cui un vecchio fuoristrada con un rimorchio anch’esso datato, s’appresta a recuperare la barca anch’essa piuttosto vetusta.

 

Il conducente del fuoristrada procede in retromarcia e piazza il carrello praticamente in acqua, poi sistema il verricello e tira la barca sul rimorchio, 5 minuti ed ecco che la barca ed il carrello escono dall’acqua trainati dal fuoristrada.

 

Tutto qui mi fa pensare che non conta come da noi che barca hai, che modello di fuoristrada o che attrezzatura possiedi, l’importante è… pescare!

 

Certo questo non vale per tutti, ma mentre da noi non ostentare status symbol è l’eccezione qui al contrario è la regola.

 

E tutti mi sembrano più rilassati, tutti sembra che impegnino meglio il proprio tempo.

 

Anche il mio vicino ha una barca scassatissima ed un’auto ancora più malandata, ma questo non gli impedisce di pescare seduto sulla sedia di plastica da giardino che ha assicurato in qualche modo alla barca.

 

A guardare la barca fa un po’ ridere e non vi dico la macchina!

 

L’altro giorno infatti, il mio vicino con altri 2 amici erano praticamente coricati sotto la macchina nel tentativo di ripararla, con al fianco una cassa di birre.

 

La macchina un bidone mai visto quattromila di cilindrata a benzina, almeno 20 anni sul groppone, la vernice di colore verde che si sfoglia.

 

Sotto di essa 3 persone intente a sostituire il cambio ed il giunto cardanico mentre in apparenza divertiti, bevono una birra dietro l’altra.

 

Quest’immagine mi ricorda la mia adolescenza quando su un marciapiede su Corso Unione Sovietica io e Dino ed a volte altri, sostituivamo motori, olio e filtri, cambi, frizioni, marmitte, ammortizzatori e dischi freni, oppure stuccavamo e carteggiavamo macchine che poi riverniciavamo nel mio garage, non mi ricordo se ci divertivamo ma di sicuro di birra non se ne beveva o almeno non in queste quantità.

 

Bene, tornando a Cape Pallarenda, sto ancora pedalando ed ogni tanto mi fermo a guardare le mangrovie oppure degli enormi pappagalli neri con penne colorate di giallo ed arancione che fanno dei versi incredibili.

 

 

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Sono grandi come aquile e raccogliendo in terra una piuma la paragono con i più comuni pappagalli verdi che s’incontrano tutti i giorni sullo strand.

 

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Le dimensioni sono decisamente differenti!

 

Sono quasi arrivato al fondo quando in lontananza vedo i wallabies, sono circa una ventina e sono allo stato selvatico, non mi sembrano felici di farsi avvicinare tanto meno lo sono io.

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Do un’occhiata veloce ma poi proseguo, il mio interesse per gli animali è decisamente scarso.

 

Arrivo al fondo e torno indietro e mentre penso alla spiaggia ed alle meduse penso all’altro giorno quando la nuova insegnante, una rustica australiana con i modi da minatore ci spiegava i pericoli legati agli animali australiani e ci faceva anche vedere delle diapositive.

 

Si parte dagli squali ed i coccodrilli con dimensioni superiori ai 5 metri, poi è la volta dei serpenti velenosissimi (brown snake) lunghi meno di 4 metri

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poi è la volta delle meduse che spesso hanno tentacoli che superano i quattro metri, infine una medusa pericolosissima (irukandji)

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delle dimensioni di 2-3 centimetri che nel caso ti urtichi, può anche ucciderti se non corri subito in ospedale dopo esserti fatto la doccia con l’aceto,

 

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 per ultimo la causa primaria di morte qui in Australia, un c…o di ragnetto ovvero la femmina di un ragno che misura massimo 1-2 cm che è talmente velenoso che t’ammazza nel giro di 2-3 minuti.

 

Il suo nome? Red back spider.

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La sua particolarità è che fa il nido sotto l’asse del gabinetto e mentre uno ci si siede sopra. Zac! Fregati!

 

Torno dal mio giro a Pallarenda.

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E’ ormai tardi e mentre torno allo Strand passo a salutare Gregoire un ragazzo francese che lavorava da Zolli’s e che adesso si trasferisce in Inghilterra per continuare gli studi.

 

Gli porto una bottiglia di lambrusco australiano, una porcheria inedita, peggio del tavernello, e rimango lì con lui a parlare del più e del meno.

 

Poi, sarà sta specie di vino, sarà la bicicletta, gli chiedo di mostrarmi la toilette.

 

In francese mi dice; “vieni con me” e mi accompagna alla porta di casa.

 

Usciamo di casa e mentre scendiamo al buio la ripida scaletta in legno che dà sul giardino davanti casa, mi dice;  “fai attenzione che una volta io sono caduto da questa cavolo di scala”.

 

Io e Gregoire, qui parliamo in francese, perché mi diverte molto più dell’inglese.

 

Intanto sto pensando che forse il gabinetto è in giardino ed allora mi viene da pensare a quello che l’insegnate mi diceva stamane, ovvero dei ragni e dei gabinetti, dei nidi sotto l’asse e di fare particolare attenzione ai gabinetti posizionati all’esterno delle case, nei giardini ad esempio….

 

Vuoi vedere che?

 

Gregoire si ferma in giardino davanti alla siepe, la luce è poca il cielo è stellato, l’aria è sicuramente più fresca di quella che c’era in casa, mi dice; “eccoci qui, questo è il gabinetto!”.

 

Scoppio a ridere un po’ per il sollievo di non dover verificare al buio se ci sono ragni sotto la tavoletta ed un po’ perché la cosa è divertente.

 

Così, lui da una parte ed io dall’altra con lo sguardo rivolto al cielo e guardare le stelle, ci abbandoniamo a questo bisogno che a volte sembra persino un piacere o perlomeno un sollievo.

 

Mio caro red-back mi spiace, Gregoire ha fregato sia me che te.

42) L’Australia non e’ per i portoghesi

•15 dicembre 2008 • 1 commento

Jatevenne?

 

Chi non ricorda cosa vuol dire è bocciato in lingue e cultura partenopea.

 

Pertanto andate a rileggervi l’omonima puntata.

 

Cosa c’entra Jatevenne con tutto questo?

 

C’entra perchè sono stato alla cena dell’Associazione italiana dove ho incontrato un sereno  gruppetto di simpatizzanti italiani età media 55-60 anni con qualche puntatina oltre i 70 e poche eccezioni sotto i 50, tra i quali il sottoscritto.

 

Incontro Maria, ce per l’occasione si è tirata a lucido e sfoggia un vestito da teatro, ma anche le altre non sono da meno, qualchuno ha osato con questo caldo mettere giacca, camicia e cravatta, con questo caldo è vero, puro, masochismo.

 

Il Presidente Chris fa i ringraziamenti e tra questi ne aggiunge anche uno personale per me, tutti applaudono ed io raccolgo.

 

Ironia della sorte il Presidente si scorda di ringraziare l’ospite piu’ illustre ovvero il V.C. Protagonista dalla puntata precedente con cotanto consorte.

 

Quasi mi sbellico dalle risate quando il Presidente dopo circa 5 minuti si alza di nuovo e si scusa in modo più o meno diplomatico con il V.C. Per aver dimenticato l’ospite più importante, che ridere!

 

Il presidente ringrazia me e non ringrazia i diplomatici, sarà perchè da Roma non mandano più i fondi per questa associazione da anni?

 

Ci credo, con cotanta rappresentanza! Boccaccia mia stai zitta.

 

Va beh! Tutto va bene, incontro anche Angelo, quello della casa e dell’attività commerciale e poi via con una cena a base di pesce che si rivela la migliore dall’inizio dell’anno.

 

Calamari ripieni e filetto di barramundi, uno spettacolo, il tutto innaffiato da buon vino, con tanto di tiramisu’ finale e ferrero rocher a profusione.

 

Mi fa un po’ ridere quando alla fine della cena i meno italiani scelgono il cappuccino, molti altri sceglieranno il caffè espresso, buono anche questo ed è il migliore da quando sono qui.

 

Nel mezzo ci stanno i canti natalizi, un tipo che recita un pezzo de “Il  paradiso” di Dante in italiano ed una tipa che canta 3 arie dell’opera che sono decisamente piacevoli.

 

Che vi devo dire, l’ambiente era giusto le persone ok, il cibo ottimo, le risate non sono mancate (vedi sopra), insomma un’ottima serata.

 

Cose strane?

 

La cena va pagata preventivamente all’associazione che poi regola con il ristorante.

 

Non ho capito se il ristorante non si fida ed ha paura che la gente dopo cena vada via senza pagare, visto che siamo italiani, oppure c’è un aspetto pratico legato ad un solo soggetto che paga e poche rogne per il ristoratore.

O forse una piccola quota viene trattenuta dall’associazione quale sovvenzione?

 

Va bene lo stesso.

41) Australia di Baz Luhrmann

•14 dicembre 2008 • Lascia un commento

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…ero stato ricompensato con un biglietto per il cinema, poiché avevo partecipato ad un test per esaminatori di IELTS.

In pratica la scuola voleva delle cavie sulle quali sperimentare le capacità degli esaminatori per i tests IELTS.

IELTS è la sigla dell’ente che rilascia questo certificato che è valido in tutto il mondo compreso in Italia.

Comunque… avevo sto cavolo di biglietto che a forza di spostarlo da una parte all’altra prima o poi avrei perso, pertanto ho preso la decisione di andare al cinema.

Sapevo che la domenica il primo spettacolo era alle 13:00 e poiché sapevo che durava 3 ore(!), alle 15 e 30 ero davanti al botteghino.

Chiuso! Cominciamo bene!

Leggo il cartello dove praticamente vengo invitato ad una specie di bar che in caso di chiusura del botteghino funziona anche da biglietteria.

Così chiedo quando inizia la prossima proiezione. Alle 21:30 mi risponde la tipe, ma intanto che sono qui penso che sia una buona idea comprare anche un succo d’arancia.

La tipa buzzicozza mi serve la bottiglia da mezzo litro e mi dice che il prossimo spettacolo inizia alle 21:30 e finisce a mezzanotte e mezza.

Molto bene, intanto mentre parlo con lei i miei occhi sono puntati su due enormi vasche contenenti pop-corn.

Continuo a guardare la buzzicozza ed i pop-corn a dire il vero più i pop corn ma mentre li osservo golosamente rifleetto sul fatto che non mi fanno bene.

Una scatola grande costa 10 dollari che per noi vuole dire 5 euro, non è poi così tanto, ma sfrutto questo particolare per rifuggire dalla tentazione e ci riesco, risparmio salute e dollari e rimango con il mio sano succo d’arancia!

Alle 21:00 sono nuovamente al cinema.

Il botteghino è sempre chiuso ma c’è sempre la buzzicozza al bar, così vado deciso al banco e le porgo il biglietto.

Quale film? Mi chiede la buzzicozza.

Australia gli dico io. Finalmente mi riconosce e si scusa quasi immediatamente.

Hanno cancellato la proiezione, mi dice.

C…o, dico io, o megliom lo penso solo, ma la buzzicozza che sa anche legegre nel pensiero capisce immediatamente il mio lieve disappunto.

Così senza dire niente mi offre di vedere gratis un altro film in una delle 5 sale disponibili..

Le dico “no worries, it’s ok” non ho tanta voglia di vedere qualcosa di diverso anche se è gratis.

Esco, con il proposito di riprovarci un’altro giorno.

Il giorno dopo eccomi nuovamente qui al cinema alle 21 e 30, puntuale come un’orologio svizzero.

Stesso problema al botteghino ma stavolta cambia la buzzicozza, questa è ancora più buzzicona e più cozza di quella di domenica.

Ma stavolta il film c’è, la tipa mi chiede se voglio bere o voglio il pop corn.

No buzzicozza mia, non puoi farmi questo! Non devi pronunciare quella parola, lo sai che faccio fatica a resistere… ma ce la faccio, ce la posso fare…

Ritiro il biglietto e m’avvio verso la sala n.3, con in mano un pacco enorme di… pop corn. Non ce l’ho fatta!

La cosa che mi fa ridere è che il film costa 9 dollari ma non l’ho pagato e ne ho spesi 10 per del volgare, salato, non salutare pop corn… buonissimo!

A fatica scelgo il posto giusto, perchè in sala ci sono, diciamo, almeno… 8 persone. Quindi ci saranno almeno … 200 posti liberi….

Insomma è quasi come essere a casa davanti al televisore con gli amici.

L’audio fa schifo, i bassi sono troppo violenti e storpiano ma lo schermo è davvero ampio.

E allora vediamoci sto cavolo di film, intanto sto già sgranocchiando alla grande.

Le prime immagini sono realmente entusiasmanti, i paesaggi australiani sono davvero sorprendenti.

Questo film è il più costoso della storia del cinema australiano e questo regista, a me sconosciuto, ma che leggo ha diretto anche Moulin Rouge, sembra che si sia trasferito per alcuni mesi nel bush per cercare di cogliere lo spirito australiano.

Nel cast c’è la naturalizzata australiana Nicole Kidman ed il co-protagonista Hugh Jackman.

Il film mi sembra ben recitato, ma sto Jackman mi sembra veramente un volto insulso non adatto a questo film, io ci avrei visto bene Russel Crowe, ovvero il protagonista de “Il Gladiatore” piuttosto che quest’attore, comunque… .

La storia non è male, ma non ve la racconto per non rovinarvi la visione.

Il ritmo è decisamente lento, preferisco i film alla Steven Spielberg..

La fotografia è OK.

Altri protagonisti, un ragazzino meticcio figlio di una generazione perduta di ragazzi metà inglesi e metà aborigeni, fino alla seconda guerra mondiale, fu usata come schiavitù per i lavori domestici e non delle abbienti famiglie, suo padre un bastardo mai visto di razza bianca, la madre aborigena, molto… mamma, il nonno aborigeno saggio e dotato di saggezza e poteri soprannaturali.

Il finale è a lieto fine.

Ah, dimenticavo… il film ambientato nell’Australia ai tempi della seconda guerra mondiale, è stato in parte girato a Kununurra nel Western Australia, a Sydney e a Bowen nel Queensland, quest’ultima ad un tiro di schioppo a nord di… Townsville.

Il pop-corn è finito da un pezzo, sono le 00:20 ed ora torno a casa.

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40) Ed io pago…

•6 dicembre 2008 • 1 commento

Lo so che appena leggete la parola Strand molti di voi si cacciano le dita in gola per vomitare, altri ancora si sparano una pera, altri semplicemente si martellano i marroni con la bottiglia dell’acqua come faceva Giacomo (Tafazzi) a mai dire goal… ma che ci posso fare, stasera sono andato nuovamente sullo Strand, ma a piedi.

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Il mio nervo sciatico è fortemente incazzato con me.

Va bene tutto, ma si può passare dalla scarsa attività fisica pre-Australia, ad allenamenti di 2 ore tutti i giorni con salita finale breve ma “bastarda” affrontata in piedi sui pedali, ogni mese che passa con un rapporto più corto?

Certo che no!

Ed ecco che il mio sciatico fa sentire la sua vigorosa protesta ed io che faccio?

Lo confondo con 2 ore di passeggiata, così l’aggiusto io sto crumiro, vediamo chi ha la testa più dura.

Comunque a farla breve con sto Strand, stasera ovvero primo venerdì del mese “night market”,

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parallelamente parete da arrampicata predisposta di fianco al mercato e quasi di fronte romani e cartaginesi che s’affrontano in una sfida a… cricket!

Sì, proprio così, cricket!

Non ho avuto la voglia e nemmeno il coraggio di andare a cercare di capire perché e a chi è venuto in mente di fare vestire di tutto punto 2 squadre e farle gareggiare sulla spiaggia ma tant’è…

Il pubblico c’è, giocare giocano, io provo a fare qualche foto ma vista la distanza e vista la poca luce, da ex fotografo vi dico che qui ci vorrebbe un flash con numero guida 45, il mio incorporato nella macchina fotografica forse arriva a… cinque!

Scatto comunque ma si vede poco.

3

Comunque credetemi sulla parola, lo spettacolo è davvero strano e l’accostamento a dir poco ardito, ma qui si divertono lo stesso e questo basta.

Io torno a casa mangio qualcosa e poi vado in Flinders Street.

Eccoci di nuovo, alcuni di voi sono tornati precipitosamente a ficcarsi le dita in gola altri stanno appena uscendo per andarsi a comprare un’altra pera ed altri hanno ricominciato a martellarsi i marroni.

Lo so che sono ripetitivo e che vi ho già parlato di Flinders Street, ma non vi ho mai parlato della festa latina che fanno al Zolli’s il primo venerdì del mese.

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Bene, vado a veder di cosa si tratta e poiché sono in anticipo mi siedo sulle panchine proprio davanti al locale e guardo cosa succede….

Proprio di fronte al ristorante pizzeria italiano che d’italiano a parte il gestore non ha proprio niente, c’è uno vestito completamente di giallo con un sassofono e tanto di casse acustiche la seguito, stavolta ha anche una bella moto custom tipo Harley Davidson.

La musica è buona e le mance che raccoglie pure. Io però sono distratto dal bestiario umano che transita qui davanti.

Sono le 21:00 e sono seduto da pochi minuti, ed avrò contato almeno 5 ubriachi di cui 4 erano donne, niente male, chissà alle 2 di notte che succede…

Poi i soliti aborigeni, che mi fanno sempre più impressione, alcuni di loro hanno le braccia e le gambe talmente magre e consunte da sembrare anoressici, ma penso piuttosto che si tratti di un fattore genetico, magari legato alla totale inedia che caratterizza la loro vita.

Proprio ai miei piedi c’è una sigaretta e finora l’ho pestata solo per farla rotolare sull’asfalto, ma senza romperla.

L’anziana aborigena, ubriaca che non si regge quasi in piedi, s’avvicina i miei piedi e la raccoglie, visto che ormai è chinata raccoglie altri 2 mozziconi fumati solo parzialmente, borbotta qualcosa d’incomprensibile, non capisco una sillaba come al solito, ma il mio naso sensibile si trova improvvisamente ad analizzare chimicamente un odore talmente acre e pungente che mi ricorda in parte quello di cane bagnato misto a sudore e chissà cos’altro. Sì è proprio lei la proprietaria di questo Chanel n. 5.

Anche lui è ubriaco ma è vestito meglio e sembra anche più giovane ma ha braccia e gambe spaventosamente magre. L’odore non lo sento perché ho già il naso pieno del “ profumo” dell’anziana, entrambi sono vistosamente sporchi.

A poca distanza da qui, ancora a portata di vista, sui gradini di un portone chiuso forse dalla seconda guerra mondiale, c’è un altro di loro, ma quello è un artista, perché accanto a sè ha dei quadri non particolarmente riusciti ma comunque quadri.

E’ magro, a torso nudo ed ai piedi dei calzini sporchi da fare spavento, ma tutto il resto non è da meno, pantaloni, coperta, gradino dove è appoggiato.

Sta leggendo un libro e chissà che questo non sia magari un ex mega manager improvvisamente impazzito o secondo altri magari “rinsavito” che ha scelto una vita da clochard, dopo una vita di lavoro e stress?!

Me ne sto qui tranquillo sulla mia panchina quando transitano 3 trentenni che insieme fanno trecento chili su 3 paia di scarpe con tacchi da 13 che oscillano paurosamente sotto l’incedere peraltro incerto delle 3 tipe carnose e trippose… boh ho finito le erre, ma mi ricorda lo scioglilingua dei 33 trentini trotterellanti di Trento…

Comunque le 3 disgrazie sono decisamente uno spettacolo raccapricciante.

Poi ecco che la security del locale di fianco accompagna in modo cortese ma risoluto fuori dal locale un ragazzo vistosamente ubriaco e rosso in volto, quelli della security sono svelti e concentrati l’ubriaco è solo incazzato e giura di essere assolutamente sobrio, da ridere…

Poi dallo stesso night escono uno vestito da cuoco ed un’ altro che penso lavori comunque in cucina, magari un lavapiatti, escono per tirare una sigaretta e magari anche un attimo di respiro.

Poi passa la quarta “grazia” che si è persa le 3 di prima, questa mi sta facendo scoppiare dal ridere, non sono capace di descrivervi come cammina so solo dirvi che deve avere un problema pazzesco ai piedi.

Passa oltre la mia panchina camminando più o meno come fece Giucas Casella sul carbone ardente, poi si ferma sulla panchina successiva e poi telefona.

Non passano che 5 minuti quando una donna che potrei scommettere scende da un taxi, è sua madre, ha in mano due scarpe basse tipo ballerine.

La disperata ragazza si sfila in 2 decimi di secondo le scarpe con tacco 10 e con un sospiro si china ad infilare le ballerine.

Non capisco se il sospiro è dovuto allo spostamento della massa lardo addominale nell’atto di chinarsi oppure si tratta di puro sollievo per i piedi martoriati dalle improbabili scarpe con tacco, voi che dite? Tutt’e due? Approvo!

Entro a Zolli’s ed incontro subito alcuni ragazzi brasiliani della scuola, il ristorante fa cagare sia all’interno che all’esterno sia nel cortile dove si balla, ma dov’è l’ASL? In Italia nemmeno i marocchini hanno locali simili.

Di gente ce n’è parecchia, la musica è cubana la gente balla ma nemmeno 15 minuto e l’impianto audio prende letteralmente fuoco.

Lo sapete che l’odore di bruciato mi fa letteralmente impazzire, così esco dal cortile e dal ristorante immediatamente, dietro di me anche i brasiliani che m’invitano al night club successivo.

Niente da fare, troppo casino, non mi divertirei e poi non ho nemmeno i documenti e qui senza documenti non fanno entrare nessuno nemmeno chi come me i 18 anni li ha passati da così tanto tempo che nemmeno se li ricorda più.

Io torno a casa, alle 10 e mezza sono qui a scrivere il mio blog.

Sono stanco perché oggi a scuola fra test, survey da 2000 parole e seminario di un’ora sono letteralmente cucinato.

Domani mattina che per voi è ancora venerdì sera sarà pubblicata la 40ema puntata di questo blog che ha superato abbondantemente le 1100 visite.

Mi raccomando pubblicizzatelo se no che vi pago a fare?

39) Schiuma.

•30 novembre 2008 • Lascia un commento

Ancora sullo Strand.

Sto pedalando ed ho appena doppiato la Rock pool, passano solo 5 minuti e vedo i soliti paracadutisti che volteggiano in aria e si preparano all’atterraggio.

Sono veramente bravi, qui il vento è sempre teso ed appena a lato della passeggiata c’ è la strada ed appena oltre ci sono le case.

La scorsa settimana uno è atterrato sull’albero, ma non c’è molto da ridere ne da ridire, questi sono davvero bravi e visto il vento, ci sta che ogni tanto atterrino altrove.

A volte il vento è così forte che quando girano per portarsi controvento ed atterrare, praticamente si fermano e rimangono sospesi nell’aria, sembrano quasi gabbiani.

Mi fermo solo il tempo per cercare di capire come mai questa volta sono in tre, ma m’accorgo subito che gli altri 2 hanno portato giù 2 passeggeri in tandem, quindi il terzo ha filmato tutto così si beccano i clienti passeggeri si beccano anche il filmino.

La voglia di rifare qualche lancio o meglio salto (nel gergo paracadutista il lancio viene chiamato così) e’ grande e non è detto che prima o poi non ceda alla tentazione, ma mi attira molto anche il volo con il Barone Rosso, un biplano che ti porta a fare il giro della città dall’alto.

Data un occhiata veloce ai paracadutisti procedo oltre ma non passano nemmeno 5 minuti che, dove di solito suonano i tamburi, c’è altra gente che suona e balla, ma cosa?

Da lontano non riesco a capire.

M’avvicino e vedo un gruppo di ragazzi tra i 10 ed i 25 anni che ballano e cantano e suonano, cosa?

La capoeira brasiliana!

Per tutti coloro che non hanno mai sentito nominare la capoeira vi posso dire che questa è una via di mezzo tra un’arte marziale ed un ballo.

In Brasile la gente, soprattutto quella che vive nelle strade, combatte usando questa strana arte marziale che spesso vede i contendenti appoggiati sulle mani sferrare calci in aria ad altezza viso.

La variante ballo simula questi calci che uno dei 2 partner evita sinuosamente con strani movimenti del corpo e della schiena, spesso usando le mani quale ulteriore supporto.

Gli adulti sono bravi ed i bambini sono decisamente simpatici.

Mi fermo 5 minuti a guardarli e poi vengo accalappiato dai miei vicini che si fermano con me a parlare per almeno mezz’ora,

Anche loro sono simpatici, sono inglesi del Galles e sono simpatici, mica come quel puzzone del loro Principe (Carlo d’Inghilterra).

Saluto i vicini e procedo oltre neanche 5 minuti di pedalata ed ecco che m’accorgo che questa volta. La solita fontana dalla quale esce acqua colorata spezzo azzurra a volte rosa, stavolta esce … schiuma!

La tentazione è grande per un bambino che non vede l’ora di tuffarsi in tuta quella schiuma. La mamma riesce a fermarlo appena in tempo, ma lui aveva già un gamba dentro e la mano immersa a raccogliere la schiuma.

Cavolo sto Strand è proprio divertente!

38) Casa… cubana.

•30 novembre 2008 • Lascia un commento

Il ristorante italiano si chiama CASA.

L’appuntamento era per questa sera alle 19:00, sono in ritardo di qualche minuto ma quando entro m’accorgo di essere perfettamente in orario visto che i tavoli sono ancora vuoti.

Ero già passato davanti a questo ristorante ma non ero mai entrato perché, visto da fuori, questo ristorante non è molto invitante.

Lo stile è prettamente coloniale ed il soffitto è decisamente altissimo, la qual cosa è assolutamente comune da queste parti, soprattutto presso i locali che come questo s’affacciano sulla Flinders Street.

Si tratta di edifici costruiti a cavallo tra il 1800 ed il 1900, i più recenti sono del 1930.

Poiché a quel tempo non esisteva ancora l’aria condizionata, per mitigare un po’ la calura, i locali avevano grandi finestre e porte e come dicevo prima soffitti nell’ordine dei 6 metri circa ovvero 2 piani.

Qualche locale, ha soppalcato il secondo piano ma questo è rimasto originale, se dovessi descriverlo mi sarebbe sufficiente dirvi di andare a vedere qualche film girato ad Havana (Cuba per gli ignoranti di geografia).

Entro in questo locale simil-cubano e d’istinto, senza chiedere, procedo oltre il locale verso il cortile interno, dove in modo semplice, sotto gli ombrelloni ci sono 5-6 file di tavoli.

Un mega ventilatore è puntato sui tavoli e già dà il meglio di se girando come un forsennato.

Qui non solo tengono l’aria condizionata a balla, ma anche i ventilatori e le classiche pale sul soffitto, girano sempre vorticosamente… e’chiaro che qui l’energia elettrica la pagano poco…

Intravedo Maria, la direttrice della scuola, e più in là un signore che scommetto essere il presidente dell’associazione italiana… .

Scommessa vinta, Cris, il presidente come la direttrice hanno circa 70 anni portati divinamente ma mentre Maria è di origini italiane, Cris è nato a Belluno e si è trasferito qui a soli 13 anni con la famiglia.

Nel corso della serata mi presenteranno decine di studenti insegnanti e semplici simpatizzanti, a fine serata invece mi presentano Enza che sarebbe l’ex Presidentessa dell’Associazione nonché moglie di Angelo, come Angelo chi?

Quello della Ferry che mi ha affittato la casa e che mi sta proponendo l’acquisto di un’attività commerciale, il mondo è proprio piccolo.

La serata passa serenamente mentre parlo con Cris e Maria ed altri studenti “maturi” diciamo ultra sessantenni i quali mi raccontano quasi tutti di essere stati in Italia o di essere in procinto di andarci.

Avete notato che non ho detto venirci? Già! Ormai ragiono come un ex-italiano e questo non mi dispiace affatto.

Comunque sono tutti gentili, disponibili, simpatici, proprio il contrario di quel famoso club di noiosi e malinconici di cui vi ho già raccontato.

Comunque è cosa fatta, a febbraio vado ad insegnare italiano, così Fabrizio smetterà di chiamarmi professore.

Sto cornutone mi ha detto che mi ha sempre chiamato professore perché ho quest’aria da saputo che non sbaglia mai… e allora? Mica è colpa mia se la so più lunga di te!

Comunque ripeto, la gente è proprio simpatica ed alla fine della cena un siciliano di circa 30 anni che vive qui da otto anni trova anche il tempo di raccontare una poesia in inglese che tradotta più o meno così…

Sapete la differenza tra gli italiani ed i Greci? (che per inciso sono molto numerosi qui in Australia)

Quando gli italiani giocano a calcio e devono battere il calcio d’angolo, solitamente calciano e cercano di segnare.

I greci? Quando sono nell’angolo si fermano ed aprono un negozio di fish and chips.

Non ci credete? Venite qui e v’accorgerete che è vero!

A proposito, le barzellette in inglese si chiamano Jokes.

Alla prossima!

37) Le cose strane (seconda parte)

•22 novembre 2008 • 2 commenti

Come promesso eccomi qui ad elencarvi una serie di cose strane.

Strane almeno per noi, italiani…

Ad alcuni di voi ho già parlato della strana consuetudine di spostare le case su camion e forse questo non fa scalpore, ma v’assicuro che fa un certo effetto vedere la cosa da vicino.

Proprio dietro casa mia stavano pubblicizzando la costruzione di un nuovo condominio ma ogni volta che ci passavo mi chiedevo che fine avrebbe fatto la casa presente in quel lotto di terreno e me lo sono chiesto almeno una decina di volte quando un giorno noto che qualcuno aveva eliminato la piccola staccionata e qualche arbusto antistante la casa stessa.

Il giorno dopo con sorpresa trovo un bilico, ovvero solo un camion con il pianale senza telone e senza sponde proprio sotto la casa!

Nella notte o al mattino presto gli operai avevano posizionato sotto la casa un camion lungo 13,60 metri.

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La casa in questione, qui viene chiamata Queenslander ovvero casa tipica di questo stato tropicale.

Si tratta di case dalle dimensioni piuttosto importanti, diciamo almeno 10-12 metri per lato, sono interamente in legno e la cosa strana è che anziché essere adagiate sul terreno, sono poste ad altezze variabili tra i 50 cm ed i 2,50 metri dal suolo, sospese su pali di cemento, mattoni o putrelle in ferro.

Apprendo che questa tecnica non serve a riparare le case da inondazioni, bensì a favorire la ventilazione della casa e quindi il raffrescamento.

Contribuiscono al raffrescamento una serie infinita di finestre su tutti i quattro lati, i tetti sono generalmente di lamiera coibentata.

Ebbene la casa in questione si trovava adagiata da almeno qualche decennio su pali prefabbricati in cemento alti circa 2 metri, quindi adatte al pianale del camion che non supera i 150 cm.

Nel corso di una settimana ho visto che inizialmente sono state posizionate di traverso rispetto alla lunghezza del camion, enormi putrelle larghe quanto la casa ovvero circa 12 metri.

Poi ho visto come d’incanto il pianale del camion sollevarsi fino sollevare la casa e permettere l’abbattimento dei pali in cemento, poi ho visto ribassarsi il pianale fino all’altezza consueta.

Una cosa è raccontare quanto ho visto un’altra è vedere con i propri occhi cosa significa spostare una casa di queste dimensioni.

E’ infatti una cosa stranissima vedere la casa che sporge circa 5 metri per ogni lato del camion spostarsi dalla sua naturale collocazione ed è altrettanto strano vederla viaggiare per le strade.

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Da noi una cosa simile non sarebbe nemmeno lontanamente pensabile, date le dimensioni delle nostre strade e l’incommensurabile complessità della nostra burocrazia.

Comunque la casa è stata spostata ed ora che sono stati portati via anche i pali in cemento, sembra che non ci sia mai stato niente in quel giardino.

La casa sarà stata spostata in qualche altro campo in attesa di essere venduta, perché qui non si butta via niente e chi non ha molti soldi da spendere si va a scegliere la casa e questi te la portano in giardino, nuova o usata che sia.

Un altra cosa insolita che si trova qui a Townsville sono veneziane gigantesche spesso fisse quindi non orientabili tramite cordini (come le nostre) ma la cosa più strana è che sono costruite in legno e sono fissate sull’esterno delle finestre, come scudi permanenti per riparare dal sole l’interno della casa.

Tutto questo è legato alla potenza del sole che qui, come ai Caraibi è decisamente diversa da quella nostrana.

Cambiando argomento e passando ai supermercati una cosa sicuramente strana ma efficace soprattutto per i supermercati è quella di chiederti al momento di pagare “cash out?” la prima volta avevo frainteso che il bancomat o la cassa non funzionassero, in realtà ti chiedono se vuoi del contante oltre la spesa in modo da evitare di andare a prelevare allo sportello eventuale contante che dovesse necessitarti.

La comodità è duplice, sia per te che non devi andare allo sportello, sia per i supermercati che eliminano dalle casse il contante per trasformarlo in moneta elettronica dandoti al contempo un servizio che non ti costa nulla di più e ti permette qualora tu ne abbia bisogno di mantenere basso il numero di operazioni di prelievo.

Un’altra cosa insolita è quella di vedere insegne dei negozi scritte e di notte illuminate da luci esterne in contrasto con lo scarso utilizzo di neon ed insegne a cassonetto, la cosa si spiega a mio modo di vedere nello scarso costo dell’energia elettrica che qui costa davvero poco oltre che al numero di ore di luce di gran lunga superiore a quello di casa nostra, da tenere anche in considerazione il fatto che costruire un cassonetto luminoso costa decisamente di più.

Tutte queste deduzioni mi sono state confermate dal proprietario di una società del settore di cui vi racconterò più avanti.

Parlando ancora di case, devo rettificare quanto precedentemente detto circa la moquette nelle case tropicali…. ebbene qualcuno mi ha detto che la moquette ha il notevole vantaggio di trattenere e rilasciare umidita’ in eccesso favorendo quindi la vivibilita’ della casa. Tutto questo ha un senso ma insisto con il dire che non e’ igienica, non si riesce a tenerla perfettamente pulita e rimane regno incontrastato di batteri, insetti e chi piu’ ne ha piu’ ne metta.

Un’altra cosa particolare che riguarda i supermercati è l’offerta di prodotti alimentari di natura diversa dai nostri, così trovi il famoso VEGEMITE che viene usato per fare sandwich e che trovate nel testo della canzone “Land down under” di cosa si tratta? Ma di estratto purissimo di lievito, non chiedetemi se l’ho assaggiato già perché mi fa un po’ impressione sembra una marmellata di marroni ma il gusto… chi lo sa? Non riesco nemmeno ad immaginarmelo, comunque alla prima occasione ve lo faro’ sapere.

Oltre al VEGEMITE una serie infinità di prodotti aromatizzati tra i quali spiccano per diffusione, quelli alla cipolla ed all’aglio, proprio le cose cui sono allergico, ironia della sorte.

Così trovate pane, sardine, salame, carne, pesce, verdure, patatine fritte e chi più ne ha più ne metta, tutte all’aglio od alla cipolla, una cosa mortale per me e per gli aliti che si “respirano” da queste parti, così densi che si possono tagliare con il coltello.

Così pensa che ti ripensa stavo giusto pensando di esportare in Australia il famosissimo piatto piemontese “ BAGNA CAODA” e sono sicuro che qui avrebbe un successone.

Un’altra cosa strana è che tutto costa poco anche la carne, ma con alcuni distinguo, infatti qui costa quasi tutto 10 dollari al chilo, sia che si tratti di pollo che di maiale che di carne rossa, mentre indovinate un po’… il canguro costa di più, roba da non credere. La carne di canguro che proviene solo dalla parte della coda legata al sedere dell’animale è buona, ma niente di speciale rispetto allo struzzo oppure al cavallo.

Inoltre molte confezioni di bibite qui hanno dimensioni superiori alle nostre e sono disponibili succo di frutta mango o arancia o ananas in confezioni da 3 litri, Coca Cola o similari da 2,5 litri, confezioni di latte da 2 o 2,5 litri etc…, tra l’altro qui il latte va alla grande, insieme ai cereali al mattino qui ne fanno una bella scorta, da non scordare bacon in confezioni famiglia da fino ad 1 Kg e salsiccia in confezioni enormi. Insomma, qui tutto è più grande ad eccezione della frutta e della verdura che con sorpresa sono decisamente di formati inferiori rispetto ai nostri.

Alcuni ristoranti o pub meno ricercati ma più efficaci hanno un sistema di preparazione e fornitura del piatto particolare.

In pratica si va alla cassa e si ordina, paghi e ti consegnano una specie di cerca persone elettronico che suona e lampeggia quando il tuo piatto è pronto, in questo modo quando è il momento giusto ti alzi, consegni il cerca persone e loro ti danno il piatto.

In alcuni casi il cerca persone elettronico è sostituito da un segnaposto meno sofisticato che riporta una bandierina con un numero, in questo caso vieni servito al tavolo da un cameriere che cerca fra i tavoli il cliente corrispondente al numero del prodotto ordinato, in altri casi ancora ti danno un numero e quando il piatto è pronto, semplicemente ti chiamano con l’altoparlante, ti alzi e vai a ritirare, efficace no?

A parte il mercato della domenica mattina, non ci sono altri mercati rionali, ed anche questo è completamente diverso dai nostri, si tratta infatti di vendita di prodotti ortofrutticoli o manufatti artigianali venduti direttamente dal produttore, quindi a parte i soliti gadget, magliette, collane, ciondoli etc… non troverete banchi che ad esempio vendono scarpe oppure utensili per la cucina o altre amenità simili, come da noi.

In giro per le strade si vedono molti UTE che non sono nient’altro che auto pick-up quindi non i soliti camioncini con cassone, ma auto con 2 posti e relativo cassone, spesso coperto da telone, la cosa ancora più strana è che vengono addobbati come se fossero delle fuoriserie, quindi con cerchi in lega da 17 o da 18 spesso cromati a specchio, gomme ribassate e tinte di carrozzeria che definire stravaganti è poco, una cosa che può capitare di notare qui è che magari si trova il famoso fuoristrada pick-up Toyota Hi-lux che esiste anche da noi in Italia, con 4 posti e cassoncino posteriore con cerchi in lega e gomme ribassate, una cosa da far crepare dal ridere gli amanti del duro e puro fuoristrada.

Per ora finisco qui ma sicuramente non finiranno le cose strane che andrò a raccontarvi in una delle prossime puntate.

36) Busine$$

•21 novembre 2008 • 2 commenti

Come vi avrò già ripetuto alla nausea, il problema qui è restare, non venire.

Se non che a forza di cercare di restare non ci rimani davvero… ma secco!

Una rottura di balle infinita, i giornali pieni di lavoro e noi immigrati che non capiamo sto strano dialetto del cavolo, oppure che non abbiamo il certificato pinco pallino, oppure semplicemente aziende che non offrono così facilmente la sponsorship necessaria per restare e diventare residenti.

Perfino per fare il mulettista devi avere la blue chip, la forklift card il certificato pinco pallino, l’abilitazione X, Y o Z…

Ma il trucco sicuramente c’è e così sto cercando di capire come aggirare l’ostacolo.

La lingua nel frattempo mi sta diventando più familiare, non aspettatevi granché, diciamo che almeno capisco a grandi linee il significato generale.

Per quanto riguarda i vari certificati etc… una volta che avrò individuato il canale giusto, dovrò frequentare necessariamente i soliti corsi del caso.

Per quanto riguarda la sponsorship, il mio agente d’immigrazione mi ha detto che se compri un’attività ovvero un business puoi farti prima sponsorizzare da questa azienda e successivamente comprarla, quindi…?

Grazie ad Angelo della Ferry ed al fidato James, sto girando la città in cerca di business da acquistare.

Così m’imbatto in un’azienda non molto grande che costa 250 mila dollari ovvero circa 130-150 mila euro che produce stampe digitali per pubblicità, quindi per insegne, volantini, stampe su vari supporti con laser etc… .

Il tipo, un ragazzo giovane piuttosto tranquillo sta vendendo perché ottenuto il brevetto di pilota commerciale si deve spostare a Brisbane per cambiare professione, qui in Australia la cosa risulta piuttosto routinaria, da noi risulterebbe semplicemente scandalosa.

Visito insieme a James l’azienda e scopro che con poche macchine ed in poco spazio si può produrre una gamma piuttosto infinita di insegne e pubblicità, queste vengono stampate su supporti che resistono agli ultravioletti e con effetti particolari, che vi tralascio.

Nell’attività oltre a lui, un tecnico designer a tempo pieno, una segretaria tutto fare, un tecnico a tempo parziale,

A farla breve, il business mi sembra ok ed anche il posto lo è, compreso gli uffici e le sale di produzione.

Non appena mi avranno fornito i numeri vi farò sapere anche se la cosa è davvero remunerativa come sembra.

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Ma non finisce qui.

Ho risposto quasi per gioco ad un’inserzione per insegnanti madrelingua italiana per l’insegnamento della lingua.

Mi presento alla famosa associazione italiana visitata qualche mese fa e faccio il colloquio… in italiano, una strada in discesa, la tipa una settantenne simpatica, che insegna dal 1960, (non ero nemmeno nato) mi spiega i limiti degli insegnati locali e capisco al volo cosa vuole fare, gli spiego la mia idea ed ecco che questa viene subito recepita.

Potenza del linguaggio, potenza del mio italiano a tratti sofisticato, fatto sta che mi dice che mi vedrebbe di più ad insegnare in un corso avanzato piuttosto che base, insomma, la cosa è fatta si tratta solo di iniziare dopo le vacanze.

Mentre esco apprendo che 2 ragazzi di Salerno, che si erano presentati per insegnare italiano, si sono invece poi proposti per insegnare cucina italiana, potenza della cucina meridionale, forse conoscerò anche loro a breve.

Insomma qui il lavoro non manca, le cose vanno avanti tranquille, consiglio ai lettori in ascolto che se vogliono venire qui e sono infermieri, cuochi, parrucchieri o estetisti o istruttori di fitness, il lavoro lo trovi il giorno stesso del tuo arrivo.

Trovare una sponsorship in questo settore non è nemmeno così difficile, quindi che aspettate?

Intanto se Gabriele è in linea gli dico che qui come arredatore d’interni, farebbe soldi con il badile.

Anche ad Enrico dico la stessa cosa per quanto riguarda il suo lavoro.

A mio fratello dico, impara a cucinare davvero in un ristorante per qualche mese e quando vieni qui te li mangi a colazione.

Se invece volete stare lì al fresco, fate come volete, qui solamente si corre meno e si fanno più affari, al caldo!

Ciao a tutti.

35) Il lavoro produce calore 1° principio di termodinamica

•11 novembre 2008 • Lascia un commento

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Sono andato di nuovo da Angelo della Ferry per spiegargli che devo trovare un business da acquistare ma prima d’acquistarlo devo assolutamente farmi sponsorizzare, questo sembra infatti il trucco per scroccare una residenza permanente a questi burocrati australiani.

Angelo mi dà un biglietto da visita di James e mi dice che gli spiegherà tutto per filo e per segno e gli dirà di chiamarmi.

Il pomeriggio del giorno dopo mi chiama infatti James e mi dà un appuntamento.

Quando sono andato a parlare con James questo tipo giovane dalla faccia sveglia che lavora come collaboratore alla Ferry mi spiega grosso modo come funzionano i business e mi fa una panoramica delle attività commerciali disponibili, tra le quali molti ristoranti o bar e anche qualche fast food ed infine un laboratorio di stampa digitale.

Con sorpresa apprendo che qui il periodo più calmo per le attività commerciali in genere e’ proprio tra dicembre e febbraio.

Quando mi congedo ho un’idea più chiara della materia mentre è ancora nebbia in Val Padana per quanto riguarda la burocrazia.

Spiego a James che ho un appuntamento con un avvocato, pertanto concordiamo di andare a visitare le attività commerciali non appena avrò un resoconto più chiaro di quelli che sono gli aspetti della sponsorizzazione che mi serve.

E qui inizia la solita trafila di cerca-cerca e non trovo-non trovo.

Parto chiedendo a destra e a manca se sanno indicarmi un avvocato, poi uso un contatto che avevo letto in bacheca a scuola.

Anziché telefonare mi ci reco di persona, tanto qui nel centro della City è tutto a portata di gambe.

La prima grossa difficoltà la incontro con i numeri e questa cosa entra di diritto nell’elenco delle cose strane che sto scrivendo.

A Townsville trovi un numero ogni 20-30 edifici o negozi e questa cosa mi fa decisamente impazzire, ma soprattutto mi viene da ridere a pensare come cavolo fanno qui i postini a recapitare la posta, sanno tutti i nomi delle persone e delle aziende a memoria? Boh!

Comunque prova e riprova, chiedi a questo e chiedi a quello, sbircia in tutte le vetrine in cerca di indizi ed alla fine ecco che entro nel posto giusto, chiedo e mostro il nome e l’indirizzo di questo ufficio legale per stranieri, tra l’altro è gratis!

Questa mi guarda con una faccia da ebete e mi dice che fanno esattamente quel lavoro ma il numero civico ed il nome è diverso e m’invita ad andare oltre l’incrocio dove sicuramente troverò ciò che cerco.

Attraverso e subito individuo l’ufficio, subito si fa per dire…

Entro e gli spiego la rava e la fava, sembra che gli stia chiedendo la formula della relatività, ma è volenterosa e così chiede a più persone sia al telefono che ai colleghi che passano davanti.

Poi dopo svariati tentativi un avvocato mi dice che loro non si occupano d’immigrazione, e ci voleva tanto?

Mi consigliano d’attraversare ed entrare sapete dove? Nell’ufficio dove ero stato prima d’arrivare qui.

Così con la faccia tosta di chi non ha nulla da perdere e la determinazione da capatosta, rientro nell’ufficio di prima.

Qui trovo un’altra persona diversa da quella di prima, meglio così almeno non faccio grosse brutte figure.

Riattacco con lo spiegozzo, ma anche qui si rema alla grande… .

Anche questa chiede a decine di persone, ci manca quasi che esca dal negozio e chieda ai passanti, però e gentile e mi spiega che sono ingolfati con le pratiche di Asilo politico e che non possono seguirmi, quindi mi fornisce un elenco di vari avvocati della zona.

Ringrazio prendo l’elenco e vado subito nel primo studio di avvocati che si trova ad un isolato da qui.

Qui è tutto deluxe, mobili laccati, moquette super pulita receptionist in uniforme, sulla lunga scrivania di legno una serie interminabile di biglietti da visita con i nomi di vari avvocati, saranno almeno una ventina, bene, penso, qui magari mi chiederanno un occhio o un rene, ma mi daranno ciò che cerco…

Sbagliato! Mi dicono che non si occupano d’immigrazione.

Saluto e ringrazio anche per aver risparmiato occhio e rene e procedo nella ricerca.

Arrivo nel secondo studio, tra l’altro qui c’è proprio scritto che s’occupano d’immigrazione.

Entro e trovo la stessa cosa, ufficio super mega galattico, segretaria buzzicozza ma tirata a lucido, anche qui decine di biglietti di avvocati ed intanto comincio già a provare la sensazione di perdere nuovamente occhio e rene.

Niente, ancora una volta i miei organi sono al sicuro mentre quanto cerco non ce l’hanno nemmeno qui perché gli avvocati che s’occupavano d’immigrazione ora non lavorano nemmeno più qui.

In un impeto di collaborazione la segretaria chiama uno di questi avvocati e gli spiega che ha davanti a se un donatore d’organi pronto a sacrificare una parte del suo corpo in cambio in poche informazioni.

Niente da fare, il tipo al telefono le suggerisce di fotocopiarmi l’elenco degli agenti d’immigrazione.

Cavolo se mi girano, scommetto che se tiro giù i calzoni mi girano così forte che posso decollare.

Va beh, ormai è tardi domani proviamo con gli agenti d’immigrazione.

E così eccomi qua a cercare l’ago in questo pagliaio.

Comincio a cercare a piedi questo agente, niente da fare non trovo nemmeno sto cavolo di numero civico.

Penso allora che forse è il caso di andare a consultare internet.

L’internet point dove vado di solito e’ in manutenzione straordinaria, allora decido di andar in biblioteca.

Per accedere alle decine di computer in modo gratuito devo fare la tessera, bene, faccio la tessera e questa mi spiega che posso noleggiare fino a 30 pezzi con un massimo di 5 DVD ovvero film per volta e posso restituire il tutto entro un mese, in qualsiasi altra biblioteca della città.

In cinque minuti mi dà il mio badge con il mio nome e tanto di codice a barre e mi spiega come utilizzare internet.

In pratica bisogna andare ad un particolare computer, mettere il badge sotto lo scanner ed ecco che la stampante mi spara una ricevuta dove viene indicato il computer libero, l’ora in cui potrà partire la mia ora gratuita e l’ora in cui finirà il giochino.

Aspetto 5 minuti, mi siedo ed ecco che inizia il conto alla rovescia, 60 minuti, 59 etcc… un po’ inquietante ma almeno così facendo danno la possibilità davvero a tutti di accedere ad internet per un’ora al giorno senza pagare e senza discussioni, questa mi sembra una bella trovata australiana.

Riparto con il primo nome di uno scarno elenco di soli 3 agenti.

L’ufficio è sulla stessa via della biblioteca ma… c’è un ma…

Non trovo il numero civico, devo andare al 440 ma c’è un buco spazio temporale di almeno venti numeri così parto dall’ultimo numero trovato e conto ogni negozio e ogni ufficio, poi mi fermo perché il girare vorticoso dei miei marroni sta ormai carbonizzando le mie mutande.

Telefono, mi risponde una tipa gentile che poi scoprirò essere una brasiliana.

Gli spiego che voglio andare nel suo ufficio ma non trovo il civico giusto. Mi dice che devo entrare in una specie di palazzo dove l’insegna riporta un’altra cosa, ovvero una specie di casa d’aste o monte dei pegni, non capisco bene e poi salire al primo piano.

Ma dico io, ci vuole proprio tanto a mettere un piccolo fetente pezzo di carta sulla vetrina per salvare le mie mutande?

Non dico un cartello o un numero civico, solo un mezzo foglio A4 con scritto anche a mano che la IQ Australia è qui!

Va beh, salgo, mi spiego e questa mi dice che il primo giorno disponibile per parlare con l’agente è fra 9 giorni.

Accetto perché non vorrei impiegare i restanti 9 giorni a cercare uffici fantasma.

Ce la farà il nostro eroe per la modica cifra di 120 dollari l’ora a farsi dare ciò che cerca?

Lo saprete solo alla prossima puntata.

Torno a casa a cambiare le mutande e poi via ancora a sfruttare internet a scuola nella pausa di mezzogiorno e poi ancora nel pomeriggio dalle 3 alle 5.

Intanto mancano solo 6 settimane a Natale.

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34) Land down under – Man at work

•10 novembre 2008 • Lascia un commento

Land down under – Man at work

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Questa canzone mi dicono, racchiude lo spirito australiano ed e’ riconoscibile dagli australiani quasi come fosse il nostro “O sole mio”, non tanto per il contenuto ma perche’ ricorda agli australiani all’estero la propria terra.

Nella foto sopra vedete il porto turistico, sullo sfondo Castle Hill.

Provate a cantare la canzone seguendo il testo qui sotto.

Traveling in a fried-out combie
On a hippie trail, head full of zombie
I met a strange lady, she made me nervous
She took me in and gave me breakfast
And she said,

“Do you come from a land down under?
Where women glow and men plunder?
Can’t you hear, can’t you hear the thunder?
You better run, you better take cover.”

Buying bread from a man in Brussels
He was six foot four and full of muscles
I said, “Do you speak-a my language?”
He just smiled and gave me a vegemite sandwich
And he said,

“I come from a land down under
Where beer does flow and men chunder
Can’t you hear, can’t you hear the thunder?
You better run, you better take cover.”

Lying in a den in Bombay
With a slack jaw, and not much to say
I said to the man, “Are you trying to tempt me
Because I come from the land of plenty?”
And he said,

“Oh! Do you come from a land down under? (oh yeah yeah)
Where women glow and men plunder?
Can’t you hear, can’t you hear the thunder?
You better run, you better take cover.”

33) …anni e lo misero in croce.

•8 novembre 2008 • Lascia un commento

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Piano piano siamo giunti alla puntata n. 33, e poiché questo numero corrisponde agli anni di colui che si presume sia finito sulla croce per peccati altrui mi viene facile farvi riferimento.

Non sono stato molto sollecito nel scrivere nuove puntate di lunga storia, semplicemente per mancanza di tempo più che mancanza di materiale, di quello infatti , qui se ne trova in abbondanza.

Sono rimasto infatti intrappolato in questioni burocratiche che riguardano la scuola ed il business visa.

Cominciano con le prime.

Il primo giorno di scuola ho dovuto fare il solito test d’ingresso sia orale che scritto e l’esito era stato buono, infatti fui assegnato alla classe EAP ovvero “english for academic purpose”.

Fin qui tutto bene se non che trascorse 7 settimane di corso in virtù dell’elevato numero di studenti presente hanno deciso di suddividere ulteriormente le classi e per questa ragione una parte di studenti iscritti all’Università e che avevano effettuato lo IELTS test che un test che qualifica la conoscenza della lingua secondo standard internazionali, sono stati spostati in un’altra classe che si chiamava EAP PREP ovvero preparazione allo EAP, cos’è lo EAP ? Andatevelo a leggere sopra, pigroni che non siete altro!

Quindi sono rimasto nella classe EAP “normale” che nel frattempo e’ stata ribattezzata Upper intermediate per 2 settimane.

E fin qui tutto bene.

Nel corso di una chiacchierata animata con Raquel la team leader di questa scuola, alla domanda come va? Mi sono lasciato prendere la mano e gli ho sparato una filippica sulle differenze da me riscontrate sulle due differenti classi, sulle mie aspettative, sui metodi d’insegnamento etc…

Tutto questo perché non riesco quasi MAI e sottolineo MAI ad evitare le provocazioni.

Cosi’ ho sfoderato il mio piglio da professore e gli ho spiegato la rava e la fava.

La cosa che fa ridere e’ che ho iniziato con il dire che ci avrei messo non più di 5 minuti a spiegarmi, peccato invece che dopo i 5 minuti sia passata una mezz’orata buona.

No, non intendevo dire mezza orata, buona, bensì una buona mezz’ora!

Così fra io dico, tu dici, Raquel che mi chiede; “che ne pensi” oppure; “ quali consigli daresti agli insegnanti”. Gli sparo con fervore, questa filippica con un inglese bello fluente.

E’ strano ma a volte mi capita che semplici frasi faticano ad uscire dalla mia bocca, mentre quanto vengo provocato, dalla mia bocca, senza sforzo alcuno esce tutto un vocabolario ed un menu di frasi fatte che mentre le pronuncio non smettono mai di farmi stupire di me stesso.. .

Ebbene, forse grazie a questo o forse grazie a quel Giuda iscariota di Carson, uno studente coreano che secondo me e’ anche culo, al quale ho rivenduto la mia bici usata solo 3 settimane.

Carson infatti decise di lamentarsi con una lettera scritta al responsabile del corso di studi a Cairns, ovvero il “mamma santissima” della scuola d’inglese in cui studio.

Comunque grazie a me o grazie al cupio coreano dopo 2 settimane decidono di prendere 3 di noi, ovvero me, il coreano ed un’ altro ragazzo brasiliano per spostarci nella classe originaria ovvero lo EAP PREP.

Poiché pero’ nessuno di noi 3 ha mai fatto lo IELTS test, decidono di farcene uno non ufficiale.

Se lo passiamo, ovvero se otteniamo il requisito minimo di 5.5. ci cambiano classe.

Detto fatto ecco che ci troviamo a fare il test e lo passiamo brillantemente, ma tutti troviamo che e’ piuttosto tosto.

Comunque, il giorno dopo torniamo dopo oltre 2 settimane nella classe originaria.

Come premio ci dicono che l’indomani mattina dobbiamo preparare una presentazione sulle attrazioni turistiche della nostra città natale che per me risulta essere Torino, anche perche’ di Pompei non so molto… .

Cosi’ il giorno dopo che si presenta?, solo io, il paraculo brasiliano ed il culo coreano fanno SKIP ovvero tagliano, mentre io con una preparazione di una buona ora mi presento ligio al dovere a fare la mia presentazione e mi riesce bene , poiché nelle improvvisazioni non mi batte nessuno! Solo che invece di metterci 5 minuti attacco con la mia filippica e quando sono trascorsi 8 minuti l’insegnante Rohinna, interrompe la mia arringa, peccato perché ho dovuto saltare la storia di Torino dall’assedio dei Francesi alla proclamazione di Torino capitale d’Italia… Peccato davvero!

Così contrariato ma felice concludo brillantemente anche questo test.

Ma non finisce qui, e’ solo giovedì ed il prossimo martedì c’è il test finale del corso.

Peccato che a noi 3 mancano molte lezioni a me personalmente 3 capitoli del libro.

Non mi scoraggio e poiché nulla e’ impossibile decido di studiare tosto, ovvero almeno 2-3 ore il lunedì sera ed il martedì mattina.

Il martedì mattina determinato come non mai, faccio il test finale, 85 domande spalmate su 4 fogli A4, una bella mazzata, qui si parla ormai di sfumature e di coniugare verbi che persino gli inglesi normali non ci pensano nemmeno ad usare nell’inglese quotidiano.

Tempo limite 60 minuti, dopo 55 minuti presento il compito per primo, tutti gli altri sono nel panico.

Si tratta di studenti freschi d’Università con IELTS passato e con la metà dei miei anni ovvero con un potenziale neuronico doppio rispetto la mio, se è vera sta cazzata che dopo i 20 anni ogni giorno perdiamo neuroni che non vengono più rimpiazzati.

L’insegnante raccoglie il mio compito e prima di uscire dall’aula, apprendo che vengono concessi ulteriori 10 minuti perché i giovani virgulti sono parecchio indietro, io esco a mangiare un frutto.

Questo test deve essere passato con almeno 56 su 85, penso di avercela fatta ma non mi aspetto quanto sta per accadere giovedì quando ci daranno i risultati.

E’ giovedì mattina quando otteniamo l’originale del test con i voti, mi danno il mio e leggo 66/85, con una percentuale di oltre 77% mi sarebbe bastato il 65% per passare il test, esulto ma non finisce qui.

Mentre correggiamo il compito m’accorgo che l’insegnante mi ha conteggiato errore una frase che era invece corretta così il mio voto diventa 67/85 con una percentuale di oltre 78%.

Di fianco a me sulla destra c’è Elessar uno studente modello che studia come un pazzo, proveniente dal Messico leggo il suo voto, 58/85 mi giro alla mia sinistra e leggo quello del brasiliano Marcelo 60/85 per curiosità comincio a chiedere a tutti tranne alla cinese che l’insegnante ha detto non e’ riuscita granché bene.

Alla fine del giro solo uno ha preso 70/85 ovvero il cupio coreano, quindi ottengo il secondo miglior voto, perdendo 2 settimane e mezzo di lezioni e con poco studio… senza contare che il tutto viene fuori da una squadra di neuroni ultra quarantenne ormai dimezzata, figuriamoci se fosse stata al completo!

Arzillo questo vecchietto… o sono mosci questi giovinastri?

Insisto! Arzillo il vecchietto… .

Ora mi aspetta una settimana di riposo e poi altre dieci settimane di corso EAP finale ovvero il corso che mi permette il libero accesso a qualsiasi corso universitario, se lo passo? Lo passerò senz’altro!

Perché se è vero che gli esami non finiscono mai e’ sicuramente vero che impossible is nothing e boia chi molla!

A proposito di boia e di cristi sulla croce, a nessuno di voi venga in mente di preparare chiodi e legno per crocifiggermi perché io sono troppo vecchio e 33 anni li ho passati da un bel pezzo, eh, eh, eh…

A proposito quanti di voi si sono accorti a questo punto che ho omesso di parlare di problemi burocratici legati al business visa?

Siate sinceri… anche i vostri neuroni stanno morendo o sono moribondi…

Perché non ne ho parlato?

Perché lo farò nella prossima puntata, la puntata 34.

See ya chicks and mates, come dicono da questa parti.

32) Castle Hill

•6 novembre 2008 • Lascia un commento

Sono un po’ incasinato troppo studio e poco tempo a disposizione.

Prima di venire qui pensavo di avere molto piu’ a tempo a disposizione ed in effetti ne ho molto di piu’ ma nemmeno questo mi e’ sufficiente per fare tutte le cose che vorrei, soprattutto perche’ non sto pianificando molto e quindi decido all’istante con tutti gli inconvenienti che questo comporta.

Ieri sera, tornato a casa dopo aver fatto un giro per ristoranti ed essere passato in agenzia per prendere un appuntamento con Angelo dell’agenzia immobiliare non sapevo se andare a correre, se fare un giro in bici oppure solamente una passeggiata, cosi’ senza passare per casa ho deciso di cambiare strada ed in cima alla collina ho girato a sinistra anziche’ a destra.

Ho prenso la via che mi portava verso Castle Hill ed ancora non avevo realizzato quale fosse la mia prossima mossa.

Cosi’ con il mio zaino in spalla con libri e cose varie, ho percorso tutta Victoria Street e mentre mi stupivo di quanto fosse bella anche questa parte di Townsville, goduto della vista su una parte di mare a sud di Magnetic Island.

Arrivato alla fine della strada ho visto il cartello che indicava a destra la strada per per Castle Hill, cosi’ senza pensarci su molto sono andato in quella direzione, mentre mi tornavano in mente i miei vicini e su quanto mi avevano detto circa questa collina e della vista spettacolare che si gode da lassu’.

I miei vicini mi hanno detto che per arrivare lassu’ ci vogliono circa 45 minuti, erano solo le 5 e mezza, quindi ho pensato, quasi quasi ci vado… detto fatto!

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Inforcando la salita per Castle Hill sono arrivato ad un bivio dove c’era un cartello che indicava “goat track” sulla sinistra e niente sulla destra, se pensarci su ho deciso naturalmente per il sentiero piuttosto che la strada asfaltata, cosi’ comincio a salire questo sterrato e rimango colpito da quante persone ci sono.

Man mano che la mia marcia continuava la pendenza aumentava, la strada sterrata man mano diventava piu’stretta e sempre piu’ scoscesa.

Stavo cominciando a sentirmi accaldato quando ho cominciato a trovare i primi gradini, piuttosto approssimativi , ovvero dei sassi disposti in modo da formare un gradino e a contenere terra.

Man mano che salivo continuavo a spostare il mio zaino da una spalla all’atra perche’ il peso cominciava a farsi sentire.

Davanti e dietro di me persone piu’o meno trafelate, piu’ o meno sudate, giovani o meno giovani, alcune scendevano ed altre salivano come me e molti mi sorpassavano ansimanti per poi fermarsi dopo poche decine di metri.

Io inarrestabile come un motore diesel, ho continuato con lo stesso ritmo a salire gradino dopo gradino e dopo 40 minuti ininterrotti sono arrivato in cima.

C…o potevo lasciarlo a casa questo porco zaino, ho le spalle che mi dolgono e rifletto sul perche’ non sono andato a casa a lasciarlo prima d’avventurarmi su questa salita, forse perche’ non sempre rifletto sul cosa faro’ da li’ a poco? Forse! Oppure perche’ certe volte sono cosi’ curioso di continuare un percorso piuttosto che tornare indietro ed interromperlo? Proprio cosi’, spesso m’imbarco in cose lunghe ed estenuanti carico come un mulo mentre potrei con una semplice deviazione tornare indietro a lasciare il carico per poi proseguire.

Niente da fare e’ proprio vero che chi nasce quadrato non puo’ morire rotondo.

Comunque arrivo in cima e da li’ apprezzo una piazza con tanto di fiori, fontanine per dissetarsi e bagni pubblici, tutto gratis come al solito.

Poi proseguo fino a raggiungere un picco sul quale c’e’ una piazzola sopraelevata dal quale si gode la vista su Townsville e la baia a 360 gradi una bella cosa, mentre lungo questi ultimi gradini ci sono 3 pazzi scatenati bagnati di sudore da gocciolare, con visi stravolti di color bordeaux che si rincorrono come pazzi.

Una roba da infarto.

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Giusto il tempo di fare un giro veloce e qui si sta facendo buio.

Mentre scendo scatto alcune foto, e poi m’avvio ma non per la vecchia strada ma per quella nuova, ovvero… quella asfaltata.

Nel giro di 20 minuti diventa davvero buio, per giunta non c’e’ nemmeno la luna.

La cosa che stupisce e’ che con questo buio, molte ragazze sole o accompagnate, vestite in maglietta e pantaloncini corrono o camminano tranquillamente.

Non riesco ad immaginare una cosa simile in Italia con tutti i rumeni e neri che ci sono in giro…

Arrivo a casa dopo circa un’ora con il mio zainetto che ormai mi ha letteralmente segato le spallle, stanco ma contento di aver camminato cosi’ a lungo.

La cosa sorprendente e’ che le mie ginocchia, con tutto l’allenamento che sto facendo, non soffrono piu’ e sono veramente in forma.

Per i meno pigri, se volete vedere qualche video dei posti , cliccate su:

http://eyeonq.queenslandholidays.com.au/

31) Scusate il ritardo!

•23 ottobre 2008 • 1 commento

Mi sono un po’ perso, anzi al dire il vero mi sto ritrovando e sto cercando di focalizzare meglio il tutto.

innanzitutto sto cercando nel poco tempo libero a disposizione di trovare una soluzione al solo grande problema che affligge molti emigranti in Australia, ovvero RESTARCI!

No, non intendo restarci, nel senso di rimanerci secchi, andare ad ingrossare le fila dei piu’ oppure indossare un cappotto di noce…

Intendevo, ottenere la residenza e cambiare la temporaneita’ della mia permanenza qui in Australia.

Quindi ho ricominciato scrivere al migration agent per trovare altre soluzioni e nel frattempo sto cercando di capire il mercato delle attivita’ commerciali per cercare di comprarne una oppure aprirne una nuova.

Da casa mi suggeriscono un ristorante, ma vedremo cosa salta fuori.

I ristoranti per la verita’ non costano molto, diciamo sui 100-120 mila Euro ma lo standard e’ diverso da quello italiano in quanto sono piu’ semplici ed essenziali.

Oltre a questo ho anche studiato, perche’ qui il gioco si fa duro e la nuova classe nella quale mi hanno inserito e’ l’ultima dove s’impara l’inglese accademico, ovvero il requisito indispensabile per potersi iscrivere a qualsiasi corso universitario qui in Australia.

Oltre a tutto questo, ho aggiornato il sito ed aspetto i vostri commenti in proposito, anche negativi, intanto il numero delle visite cresce, lentamente ma cresce, tutto questo per colpa vostra, perche’ non lo pubblicizzate abbastanza, avanti ragazzi ditelo anche ai vostri amici, ditelo a tutti quelli che incontrate che vogliono saperne di piu’ sull’Australia e chiedetemi anche informazioni o cose che v’incuriosiscono, io sono qui pronto a soddisfare le vs. esigenze, ma anche voi datevi da fare…

Vi anticipo tra l’altro che e’ in preparazione una nuova puntata sulle cose strane, ma ho bisogno di fare ancora fotografie e di finire l’articolo, quindi preparatevi.

Non tutti hanno capito che si possono aggiungere commenti direttamente sul blog le vostre idee, cosi’ capita che alcuni mi scrivano oppure mi mandino sms, smettetela immediatamente ed usate il blog, capito Stefania di Stefano, non Stefania di Orazio, uffa gia’ troppe Stefania su questo blog.

Stefania di Stefano ha chiesto foto di bagnini australiani, non sono sicuro di potercela fare ma ci provero’ a fotografare qualche bagnino senza essere scambiato per Steven l’amico di Elton.

Sai com’e’ … non voglio correre rischi… diciamo fisici….

30) Se…

•17 ottobre 2008 • Lascia un commento

Sono le otto e un quarto e sto andando a scuola.

L’abbraccio caldo del sole mi accoglie tra le sue braccia, forse agli inglesi, bianchi come mozzarelle questo caldo puo’ sembrare ostico ma invece per me e’ semplicemente un sogno, in particolar modo se penso al freddo che avrei potuto provare quest’inverno se fossi restato in Italia.

Oltre al caldo, m’accoglie una serie di profumi dolciastri, fiori e piante a me inconsuete, emanano gradevoli profumi che m’allietano la passeggiata.

Passo tutte le mattine sotto un albero gigantesco di mango dopo essere passato vicino a palme e ficus e questo non smette di stupirmi, una splendida alternativa alle gaggie ai tigli e gli aceri che avevo vicino casa a Sordevolo.

In neanche 5 minuti sono a scuola, ma sto ancora pensando al piacere che provo a vivere in questo posto, anche il cortile della scuola e’ pieno di palme ed altre piante tropicali e questo e’ decisamente piacevole.

Finita la scuola, tutte le sere prima di cena, diciamo dopo le 5, inforco la mia bicicletta e vado verso lo Strand, in alternativa ci vado a piedi e anche questa cosa e’ per me fantastica, anche se non riesco ancora a realizzare che questa non e’ una vacanza, ovvero non lo e’ completamente, il mio scopo infatti e’ quello di restare in questo posto e non quello di divertirmi tucur.

Sto gia’ pensando a quando, nel prossimo futuro, rifaro’ gli stessi tragitti e rivivro’ mentalmente gli attuali stati d’animo e realizzero’ che il mio sogno si e’ avverato e che queste cose che oggi mi stupiscono sono diventati routine.

Non penso che queste cose mi annoieranno o perderanno d’interesse, nonostante ch’io sappia gia’ fin d’ora che saro’ portato a scoprire cose e posti nuovi, nulla potra’ farmi dimenticare la triste realta’ che ho lasciato in Italia.

Questo splendido paese tropicale non e’ forse il posto migliore in assoluto al mondo, ma sicuramente e’ quello che meglio s’adatta alle mie esigenze, forse potrei trovare spiagge piu’ belle nella Repubblica Dominicana o una barriera corallina piu’ fruibile A Sharm El Sheik, oppure un’ottima cucina in Sardegna, ma la vita dominicana o quella egiziana non fanno per me cosi’ come le belle ma brevi stagioni in Sardegna.

Qui e’ bello 12 mesi all’anno e soprattutto la gente e’ rilassata e cordiale, queste due cose fanno di Townsville il posto giusto per me.

L’unica cosa che non riesco ancora a digerire e’ la lentezza dello scorrere del tempo e la farriginosita’ di alcune pratiche burocratiche australiane, ma forse e’ meglio cosi’ forse e’ giunto per il tempo dí aspettare, di non avere o pretendere tutto subito e lasciare che la vita ed il tempo mi scorrano addosso senza rincorrerli o cercare d’adattarli alle mie volonta’.

Ho passato troppo tempo a lavorare, troppo tempo a costruire un futuro che poi non assomigliava granche’ ai miei veri desideri.

Non e’ facile cambiare completamente pagina e costruirsi una nuova vita, ma ora che ci provo, ora che cerco di lasciarmi andare senza giudicarmi troppo severamente come ho sempre fatto, ecco che mi scopro una persona diversa, piu’ libera e piu’ serena, per alcuni aspetti forse anche migliore.

A casa molti m’invidiano ma in cuor loro sanno che di tutto questo forse invidiano solo il mio coraggio per averlo realizzato, quella forza di volonta’ che non tutti hanno di rimettersi in gioco e di ricominciare di nuovo.

Siete tutti qui con me, con le vostre incertezze, i vostri dubbi, le vostre speranze.

Se anche voi riuscirete a liberarvi dalle vostre catene e lasciarvi davvero andare nel rincorrere i vostri desideri e la vostra anima, io saro’ felice di raccontare la vostra storia al mondo intero.

Se riuscirete a vivere comunque sereni e non avere rimpianti, io saro’ lieto della vostra serenita’.

Ma mi raccomando non smettete di sognare!

Come dice un certo Kipling:

Rudyard Kipling

Se ….

Se riesci a mantenere il controllo quando tutti intorno a te
perdono il loro e te ne attribuiscono la colpa.
Se puoi confidare in te stesso quando tutti dubitano di te
pur tenendo conto del loro dubitare.
Se sai aspettare senza stancarti di farlo
o essere circondato da bugie senza darvi credito
o essere odiato senza dar spazio all’odio
e cio’ senza sembrare troppo buono o troppo saggio.
Se puoi sognare – senza rendere i sogni tuoi padroni.
Se sai pensare – senza rendere i pensieri il tuo obiettivo.
Se puoi incontrare il Trionfo e la Sconfitta
e trattare questi due impostori alla stessa stregua.
Se puoi tollerare di udire la verità da te pronunciata
stravolta da disonesti che intessono trappole per gli ingenui
o vedere le cose per le quali hai dato la vita,
distrutte e fermarti a costruirle di nuovo con strumenti logori.
Se sai raccogliere tutte le tue vittorie
e rischiarle con un lancio a testa o croce
e perdere e ricominciare ancora dall’inizio
e mai sussurrare una parola della tua perdita.
Se puoi sforzare il tuo cuore, nervi e muscoli
per servire al tuo scopo ben al di là delle loro possibilità
e così andare avanti quando più nulla in te
tranne la Volontà dice loro “tieni duro!”
Se puoi parlare con le folle e mantenere il tuo valore
o camminare con i re senza perdere di semplicità.
Se né i nemici e neppure gli amici più cari possono ferirti.
Se tutti possono contare su di te ma nessuno eccessivamente.
Se puoi riempire un inesorabile minuto
con un viaggio lungo sessanta secondi
tua è la terra e quanto vi è in essa,
e, cosa ancor più importante …

tu sarai un uomo figlio mio!

29) Jatevenne

•17 ottobre 2008 • Lascia un commento

Cari amici italiani, vi srivo per farvi sapere che state pagando ad ufo insieme alla solita banda di zozzoni intrallazzati a Roma anche il v.c. di Townsville.

La storia come tutti sapete e’che mi hanno dato il nome e recapito di questa v.c. di Townsville.

Questa v.c. e’ subentrata al marito che ha ricoperto guarda caso la stessa carica per 15 anni ed al solo pensiero gia’ mi viene da vomitare.

Prendo il telefono e la chiamo, cortesemente parlo in inglese, dall’altra parte con un inglese maccheronico con forte dialetto meridionale mi dice di parlargli in italiano, molto bene le dico ed attacco con la mia richiesta d’ informazioni.

L’accento napoletano e’ cosi’ accentuato che per un momento mi sembra di aver sbagliato numero e di aver chiamato mia zia al Vomero, ma non mi scoraggio, gli spiego che ho bisogno solo di sapere a quale ente australiano mi posso rivolgere affinche’ mi vengano riconosciute le mie esperienze lavorative precedenti.

Mi chiede se sono di Torre Del Greco perche’ conosce un altro Sorrentino che viene appunto da li’ e poi mi sciorina tutta una serie d’informazioni inutili e che avevo gia’.

Capito che non se la puo’ cavare, mi chiede di chiamare suo marito, ovvero l’ex v.c. perche’ lui la sa piu’ lunga.

Molto bene, fra 2 ore chiamero’ il marito e vediamo cosa succede, ma sono ancora piu’ titubante.

Non mi perdo comunque d’animo e chiamo il marito, gli spiego il problema e anche lui mi sciorina una filippica di cose inutili, al che divento piu’ pressante e gli faccio capire che ho bisogno solo di sapere UNA cosa non un mucchio di stupidaggini che niente hanno a che fare con la mia domanda.

Alla domanda diretta mi risponde con ” ma noi come console non possiamo sostituirci al Governo australiano etc… etc… etc…” e chi glielo ha chiesto mai? A me serve solo sapere a quale ufficio mi debbo recare, nient’altro. Non si sostituiscano a nessuno anche perche’ non penso ad occhio e croce che siano nella condizione di poterlo fare.

E’ imbarazzato, non sa cosa dirmi e non sa nemmeno come aiutarmi, gentilmente chiudo la conversazione e mi congedo con i miei piu’ sentiti saluti, ma la mia testa mi direbbe di mandarlo a cagare, magari in napoletano cosi’ capisce anche meglio, sai a volte le sfumature della lingua possono cambiare il significato delle parole…

Cara vice console ed ex vice console immanicati che state rubando lo stipendio grazie a qualche angelo in paradiso a Roma o forse ancora meglio in Vaticano, vi va bene che c’e’ e sempre ci sara’ un mucchio d’italiani pronto a regalarvi lo stipendio da diplomatici che sicuramente non sara’ uno stipendio da fame, per mantenervi felicemente ai tropici a non fare un cavolo se non arricchirvi alle spalle del popolo bue, vi dico solo una cosa, appena riesco ad avere la cittadinanza italiana ed il passaporto, non rinnovero’ nemmeno piu” quello italiano, perche’ c’e’ solo da vergognarsi ad essere italiani.

Questo e’ forse il motivo per il quale le altre comunita’ qui in Australia sono piu’ forti e presenti anche se contano meno emigrati, forse sono meglio rappresentate.

Pertanto vice consoli di Townsville…

JATEVENNE!

ovvero…

ANDATE A…

28) Xtrata Greek Festival

•14 ottobre 2008 • Lascia un commento

E’ presto sono le 8 del mattino e sono gia’ sveglio da un po’, ho gia’ messo ad asciugare i panni che avevo messo a lavare stamattina presto.

Voglio andare alla festa greca ma si trova proprio nella parte opposta della citta’ in un quartiere chiamato Touringhowa, fino a qualche anno fa, Thouringhowa faceva comune a se’, ma 2-3 anni fa vista la crescita incredibile di Townsville, questo paese e’stato incorporato in Townsville ed e’ stato relegato a quartiere.

Devo andare a Riverway ovvero un parco che costeggia il Ross River e sto pensando che sarebbe bello andare in bicicletta, ma si tratta di oltre 1 ora di pedalata ed il sole picchia gia’ come un dannato, seppur titubante penso che non ho alcuna voglia di correre il rischio di prendere un’insolazione ed arrivare li’ completamente sudato, opto quindi per il pullman.

Vado subito alla stazione degli autobus ed aspetto il bus numero 1 che mi portera’ a Willows, ovvero il supermercato che si trova proprio vicino al Parco, l’autobus dovrebbe arrivare alle 8 e mezza ma m’accorgo che come in tutti i paesi tropicali che si rispettano anche qui gli orari sono puramente indicativi.

Il pullman arriva con quasi 15 minuti di ritardo, ma non m’interessa un granche’, non ho fretta e poi voglio assaporarmi questa giornata di relax.

Salgo sul bus pago la corsa all’autista e mi seggo, il bus non e’ molto grande ma e’ come al solito pulito e con l’aria condizionata a balla.

Sull’autobus sale anche un fenomeno da baraccone che se non avessi pudore vorrei fotografare per farlo vedere anche voi… una checca che muove mani e fianchi e parla con una vocina flebile da pisciarsi addosso, ma la cosa piu’ strana e’ che e’ un aborigeno.

Non so come spiegarvelo ma un aborigeno e’ proprio l’antitesi della femminilita’, persino le vere donne aborigene, di femminilita’ ne hanno poca, figuriamoci una checca, uno spettacolo inguardabile, per un momento ho temuto che si sedesse di fianco a me ma fortunatamente e’ passato oltre e si e’ seduto in fondo, tra gli sguardi divertiti di altri 2 aborigeni suoi simili che lo guardano.

Arrivo sul posto e trovo subito la strada per l parco, ero infatti gia’ stato qui in bicicletta qualche giorno fa.

Appena arrivato mi colpisce la musica greca che ha un non so che di arabo, le note si confondono in una nenia che mi ricorda un po’ alcune musiche da ballo del ventre, poi 2 odori distinti colpiscono il mio sensibile olfatto, uno e’ dolce ma non capisco cosa sia, il secondo e’ cibo, odore di carne e di barbeque, molto buono, qui sono solo le 9 e mezza e gia’ si cuoce carne alla brace…, mi e’ gia’ venuta fame.

Passa qualche minuto e mi accorgo cos’e’ l’altro odore dolciastro che ho nel naso, si tratta di carrube, intorno a me alberi enormi di carrube e sotto i miei piedi carrube pestate che s’appiccicano sotto le suole, devono essere dolcissime, vorrei quasi assaggiarle, ma non mi fido molto a mangiarle.

Prima di partire mi sono chiesto se la vicinanza al fiume, il verde dei prati e la straordinaria quantità di persone avrebbero attirato bestie strane o semplicemente zanzare.

Una festa come questa in un qualsiasi paese della pianura padana, senza che questa sia necessariamente vicina ad un fiume ma semplicemente sia vicina al verde o meglio abbia grandi spazi ombreggiati da piante e’ terreno fertile per le zanzare e da noi normalmente non te la cavi senza Autan o Off.

Ero quasi dell’idea di comprare qualche repellente, ma non l’ho fatto ed ho affrontato il pericolo impavido.

A fine giornata a parte il divertimento ho dovuto constatare che qui non si vedono insetti, ne’ ho ancora visto zanzare, nemmeno la sera sotto i lampioni, sarà forse merito degli enormi pipistrelli che girano di notte oppure dei numerosissimi volatili presenti oppure semplicemente non e’ questa la stagione, comunque alla festa sono stato seduto all’ombra di grandi carrubi su sedie direttamente nel prato, ebbene niente, neanche un insetto, neanche una puntura, questo sì che è divertimento puro.

Ma torniamo alla festa greca… all’inizio del parco una mostra artistica gratuita con sala cinematografica dove in 2 giorni proietteranno 6 films, gratuiti anche questi, poi proseguendo, sulla destra due ampie, belle, pulite piscine, con spogliatoi e servizi tutto bello, pulito e gratis.

In fondo a sinistra l’area una serie di stands gastronomici e di prodotti tipici sulla destra un bel palco con tanto di mega schermo, complessino greco e palco per le danze tipiche greche che si ripeteranno con regolarità durante tutta la giornata.

Mentre m’avvicino agli stands sono attirato dai profumi, tipicamente mediterranei, non le solite puzze di hamburgher e patatine fritte.

Nel corso della giornata avro’ modo di vedere un film gratis; “Captain Corelli’s Mandolin” con Nicholas Cage a Penelope Cruz, una storia basata su l’occupazione italiana di Cefalonia ed una struggente storia di guerra e d’amore, non so perchè ma se è gratis tutto risulta più gradevole.

Poi partecipo allo spit tournament nella quale non mi qualifico nemmeno, ma qui ci sono campioni di fama internazionale, cos’è lo spit? ma è semplice, si tratta probabilmente una nuova diciplina olimpica, ovvero lo sputo del cecio, ti danno una serie di ceci e scegliendo la propria strategia li mastichi oppure li sputi interi, non importa lo stile ma conta chiaramente che tu riescare a sputarli più lontano possibile.

Seconda gara, partecipo anche a questa, si tratta di un’altra attività particolarmente in uso durante i matrimoni greci, la plate smashing ovvero la rottura dei piatti, tutti in fila con una decina di piatti a testa vince chi distrugge prima tutti i dieci piatti utilizzando il primo come martello ed usandolo di taglio per colpire gli altri, anche qui nemmeno qualificato ma non dispero qui sono tutti campioni in queste attività para sportive ed io non mi sono nemmeno allenato.

Alla terza gara, nemmeno partecipo, la ragione è che non ho voglia d’appiccicarmi o sporcarmi, si tratta di pigiare uva in una tinozza, no, questo non lo voglio proprio fare, ma comunque mi diverto a guardare gli altri mentre lo fanno.

Intanto arriva ora di pranzo ed io opterò per:

Souvlakia – Skewer of Grilled lamb & chicken pieces marinated in oregano, olive oil and lemon

Baby Octopus and chips

Quando il divertimento e’ buono il tempo scorre veloce ed ora devo tornare in citta’, la City dove abito, devo chiamare in Italia con Skype.

Ho passato una bella giornata,

27) Mi manda Picone

•10 ottobre 2008 • 1 commento

Sono andato in banca.

Faccio la trafila dell’altra volta e mi fanno nuovamente parlare con Karina.

Il conto e’ gia’ aperto, ho ricevuto a casa il bancomat e successivamente la password, ma non posso ritirare neanche un dollaro perche’ non sono riuscito a trasferire con bonifico i soldi dalla banca italiana a quella australiana che per inciso e’ la ANZ ovvero la banca Australia e Nuova Zelanda.

La mia banca italiana mi chiede un codice che Karina non mi ha dato.

Comunque pochi secondi ed il problema e’ risolto, e’ proprio gentile questa tipa, ma quant’e’ grossa, alta e larga, secondo me ne servono due come me per farne una cosi’, ma la cosa che piu’ mi lascia basito e’ la sua flemma, davvero tropicale, penso che nemmeno un’urugano la possa far accigliare.

Esco dalla banca con il mio codice e torno a scuola per fare il bonifico, torno a scuola perche’ il collegamento e’ gratis anche se chiudono alle 17.

Appena esco m’imbatto in Angelo Costarina, ovvero il tipo della Ferry che mi ha fatto ottenere la casa.

Lo riconosco a fatica, come al mio solito, in ogni caso lo saluto e ci fermiamo a parlare.

Con il suo buffo italo-siciliano gli spiego che sono stato in banca e poi parliamo della crisi finanziaria globale ed in particolare se mi conviene o meno lasciare i soldi in Italia.

Angelo mi suggerisce di lasciare i soldi in Italia perche’ comunque il dollaro australiano sta perdendo colpi nei confronti dell’Euro, me ne ero gia’ accorto all’ultimo prelievo, ritirando infatti 250 dollari il relativo addebito in Euro era stato quasi pari ai 200 dollari ritirati 10 giorni prima, il cambio infatti da 0,60 e’ sceso a 0,50.

Meglio per me cosi’ spendo ancora meno, ovvero i miei soldi qui hanno un valore superiore.

Non vi nascondo che sono un po’ preoccupato solo per i soldi che ho in banca in Italia ma comunque confido di non perderli.

Continuo a parlare con Angelo ed il discorso si sposta sul lavoro, gli spiego che devo muovermi per cercare un lavoro ma poiche’ me lo chiederanno forse la strada migliore e’ quella di farmi certificare le esperienze lavorative maturate in Italia.

Non ci pensa nemmeno un attimo e mi dice d’annotarmi il nome della Vice Console italiana di Townsville e mi dice di presentarmi a nome suo.

Prendo carta e penna dal mio zainetto ed annoto il nome della Vice Console, non appena possibile andro’ a trovarla e le diro’ che mi manda Angelo Costarina.

Detto cosi’ mi ricorda tanto… mi manda Picone.

Torno a scuola e faccio il mio bonifico e torno a pensare ad Angelo con la sua camicia bianca e la pancia prominente e la sua faccia sveglia di italiano che sa il fatto suo.

Penso che se sei italiano, qui hai una marcia in piu’, questi australiani sono gentilissimi ma non mi sembrano tanto svegli, certo non vale per tutti… ma tant’e’, Karina sara’ pure imperturbabile ma mi sembra pure un po’ come dire…. tonta!

26) Il sig. Vinegar

•6 ottobre 2008 • 2 commenti

Sono a passeggio per lo Strand, come quasi tutte le sere.

Davanti a me coppie o famigliole che condividono un momento di relax o un’ attivita’ sportiva.

C’e’ chi cammina, chi corre, chi pattina, chi va in bicicletta.

I piu’ giovani vanno sullo skateboard oppure sul monopattino.

Altri sono sdraiati nell’erba a fare esercizi fisici, altri sono in acqua a pagaiare, altri ancora sulle tavole da surf vengono coordinati da un’ istruttore, molti giocano a rugby, altri ancora a basket, mentre i bambini giocano sotto cascate e giochi d’acqua.

Altri sono gia’ intenti a mangiare fish & chips sul prato.

Faccio avanti e indietro per lo Strand almeno 4 volte per un totale di circa 1 ora e mezza ed ogni volta che comincio dal porto andando verso Rock Pool dove c’e’ la piscina, sono sempre stato attirato da queste strane cassette della posta che si trovano su ogni spiaggia.

Riportano stranamente tutte lo stesso nome ovvero “”Vinegar” che per noi italiani suonerebbe come “Aceto”.

Non ho conosciuto personalmente molte persone con questo nome ma sicuramente tutti ricorderanno Aceto, il famoso pluri vincitore di diversi pali di Siena.

Oggi mentre sto passeggiando, senza motivo mi soffermo su queste cassette della posta che da noi pochissimi usano, mentre sono popolarissime negli USA , in Inghilterra e naturalmente anche qui.

Mi soffermo spesso ad osservare queste cose per me inusuali ed ogni volta scopro che nonostante siano semplici, sono efficaci.

Anche nel micro condominio dove abito ci sono le cassette ma anziche’ essere su pali sono su un muretto basso in mattoni rossi disposti a formare una piccola piramide, su ogni mattone una cassetta, la mia e’ la penultima a scendere sul lato destro della piramide.

Su ognuna di esse e’ riportato il numero dello UNIT ovvero dell’appartamento, sulla mia c’e’ il numero 11.

Ma aspetta un attimo… perche’ mai su queste cassette del Sig. Vinegar non c’e’ il numero?

Tra l’altro non mi ricordo di aver visto cassette con scritto il cognome ma solo il numero…

Vuoi vedere che…?

Gia’ proprio cosi’!

Mi avvicino alla cassetta, vorrei tanto sbagliarmi ma… noooo, non e’ possibile questa non e’ una cassetta delle lettere!

All’ interno trovo una bottiglia di aceto.

A cosa serve? Non mi oso nemmeno chiderlo perche’ lo so gia’ e farei la figura dell’imbecille.

Nel caso in cui una medusa vi urtichi, l’aceto sembra essere l’unico rimedio per evitare guai e dolore.

L’ho letto da qualche parte qui sullo Strand, ma la mia perspicacia me lo ha fatto scoprire solo adesso…

Peccato. Mi piaceva l’idea del Sig. Aceto che ogni tanto veniva a ritirare la posta sulla spiaggia.

intanto, a proposito di posta, qui ne ricevo piu’ che in Italia, perche’ qui ogni cosa che viene richiesta viene scritta e poi inviata al richiedente, quindi la posta lavora molto, i postini pure e la mia cassetta non e’ quasi mai vuota, un po’ anche perche’ continuo a ricevere posta indirizzata alla precedente locataria una certa Mc Donnell Douglas, si’ proprio come l’omonima marca americana di aeroplani…, pero’ questa di nome fa Christine.

25) Ho voluto la bicicletta…

•30 settembre 2008 • Lascia un commento

Ho comprato una bicicletta, un casco perche’ qui e’ obbligatorio ed un lucchettto a combinazione.

Spesa totale 140 dollari ovvero circa 85 euro.

E’ tutto nuovo e bello, ma non ho grandi aspettative dalla bicicletta, spero di non romperla in pochi giorni.

Ieri sera sono andato a fare un giro in biciletta piuttosto lungo, circa 2 ore su una strada piuttosto trafficata.

Non e’ stata una buona idea per quanto riguarda i fumi di scarico che ho respirato, ma l’ esercizio mi fa sicuramente bene.

Appena dopo mezzóra di pedalata, sono stato attirato dall’insegna di un negozio che dice che quello e’ il negozio giusto per comprare e vendere cose.

Incuriosito, mi sono fermato a dare un’ occhiata.

Interessante per i soliti articoli che riguardano la casa, tostapane, televisori, macchine per il caffe’ bollitori etc… ancora piu’ interessante la parte che riguarda i gioielli, belle vetrine di anelli con diamanti piuttosto grandi a prezzi popolari.

Questa e’ la terra dell’ oro e dei diamanti, sul giornale di domenica scorsa si parlava appunto della scoperta di una nuova miniera d’ oro di grandezza eccezionale.

Continuando il giro ho visto le solite cose, martelli demolitori della Hilti, set di chiavi inglesi, condizionatori etc… poi al fondo del negozio, una sorpresa, dopo una serie piuttosto nutrita di amplificatori e casse acustiche… una batteria completa di tutti gli accessori, 380 dollari circa 230 euro, veramente bella, sarei tentato, ma non mi sembra il caso di farmi sbattere fuori dalla casa che sono riuscito molto faticosamente ad affittare.

Poi in una vetrina, un violino, un sassofono, chitarre elettriche etc… e poi sorprendentemente ecco un organetto.

Cara Anna, siamo a posto! Se vuoi, l’ organetto c’e’ e non costa nemmeno molto, circa 200 euro e sembra in buono stato, non serve nemmeno che te lo porti da casa… .

Noto anche in un’ angolo 3 bongos, circa 80 euro caduno, molto belli, quasi quasi prima del prossimo Rhythm Connection me ne procuro uno.

Tra l’ltro il 27 settembre ci sara’ un nuovo incontro e non me lo perdo di sicuro.

Per chi fosse interessato ecco il sito con tutte le date: http://www.therhythmconnection.com

Guardando con attenzione la batteria, noto che e’ davvero nuova e bella, ma non posso, decisamente non posso, adesso!

Torno sulla mia bicicletta e finisco il giro. Lontano all’orizzonte il sole e’oscurato da una strana nuvola di colore bruno, dopo circa un’ ora capisco cos’e’.

E’ andata a fuoco una parte di bush e l’ incendio e’ stato appena domato ed hanno fatto tutto senza l’aiuto di Valentina, ma come ? Dove sei finita? Qui ci sono incendi da domare e tu sei ancora li’ a Marina di Carrara?

Va beh! Cerco d’allontanarmi alla svelta perche’ non sopporto affatto l’odore di bruciato.

Giro a destra e torno idietro per un’ altra strada la Ingham Rd. decisamente meno trafficata.

Dopo oltre 2 ore di pedalate torno a casa, il tempo di di stendere le lenzuola preparare la cena e fare qualche compito d’inglese e poi vado a nanna, ma qualcosa m’intrattiene, nell’ordine; un piccolo gecho che a momenti mi fa venire un infarto perche’ mentre apro la porta della camera mi salta sui piedi e lo pesto, poi subito dopo… una blatta grande come non ne ho mai visto prima nella mia vita, passa sotto la porta e tenta d’entrare… s’accorge di aver sbagliato casa, ovvero e’ entrata nella mia… scappa… io sono piu’ veloce…. ciak… oops! Scusate ma quando ce vo’, ce vo’.

Intanto mi fa male il culo, oops volevo dire il sedere.

No, cosa state pensando maliziosi che non siete altro?! … Steven e la saponetta non c’entrano!

E’ soltanto la bicicletta!

24) Take it easy. Ma fai la coda!

•27 settembre 2008 • Lascia un commento

Sono le cinque, è già un’ora che sto sgambettando tranquillamente con in spalla il mio separabile zainetto.

Oggi sono finalmente riuscito ad uscire da scuola alle tre e l’ho fatto volentieri perchè questa settimana è stata piuttosto pesante per quanto riguarda lo studio.

Sono uscito presto per due motivi, il primo era che internet ha smesso di funzionare quindi in realtà a scuola non si poteva fare altro, il secondo più importante è che avevo propria voglia di fare due passi e scrivere qualcosa.

Appena uscito da scuola sono però andato a casa a posare la cartellina con libro, quaderni etc… non sembra ma a portarsela dietro dopo un pò si fatica.

Poso il tutto, il tempo di mangiare qualche frutto e bere un pò di succo di mango ed arancia, che è buonissimo, costa poco e che secondo me dovremmo esportare in Italia, esco di nuovo.

Faccio pochi passi ed ecco fare capolino una donna sui 60 dai tratti tipicamente inglesi, fa cenno di salutarmi, mi fermo e saluto anch’io e nel frattempo arriva anche suo marito, un 70enne in forma, anche lui tipico britishman e mi fermo a chiacchierare con loro.

Scambiati i convenevoli e le prime battute mi chiedono se ho bisogno di essere accompagnato in auto da qualche parte, ringrazio ma gli spiego che amo camminare.

Il tipo attacca bottone e mi elenca in ordine di difficoltà tutti i percorsi che ci sono qui vicino e mi dice anche tempo di percorrenza e difficoltà, un vero cultore delle camminate.

Molto bene, poi gli chiedo cosa devo fare con la posta dell’inquilino precedente che ho trovato nella cassetta della posta.

Mi consigliano di portarla all’ufficio postale, cosa che faccio subito, tanto è sulla strada.

Entro nell’ufficio postale ed appena entro mi trovo uno in coda praticamente davanti alle porte scorrevoli.

Ecco, questo è un momento in cui vengono fuori i miei limiti da italiano.

In ufficio molto spazioso e lunghissimo, in fila indiana, una fila di 10 clienti, agli sportelli ben 4 persone a sbrigarli.

Ecco questo è uno dei tanti momenti in cui apprezzo l’Australia.

Siamo ai tropici, quindi ad uno verrebbe da pensare che regni come in altri paesi tropicali una certa animata confusione con gente chiassosa che s’accalca agli sportelli e impiegati trafelati e sudati lì a cercare di dirimere la questione.

Invece no, la fila ordinata aspetta il suo turno, il primo della fila, proprio come in aeroporto, aspetta a 3 metri dalle casse, gli impiegati postali chiamano il primo della fila allo sportello etc…, tutto si svolge con ordine in silenzio, con tranquillità ed in meno di 5 minuti sono il primo della fila.

L’impiegata mi chiama, gli spiego il problema della posta, sorride e mi dice di lasciarla lì, benissimo! Pochi secondi e sono nuovamente fuori.

Imbocco la strada per lo Strand ma passo davanti alla banca, decido immediatamente d’aprire un conto.

Entro, schiaccio il bottone dell’elimina code che mi lascia il mio numerino, il 204, il tempo di sedermi ed ecco che mi chiamano, vado allo sportello e gli dico che voglio aprire il conto.

Bene mi dice sorridendo, mi chiede il nome e mi dice d’accomodarmi sulle sedie gialle in fondo, mi manderanno presto a chiamare da un incaricato.

Pochi minuti ed ecco arrivare una mulatta piuttosto in carne, del tipo che piace ad Enrico mi dice Mr. Sorrentino mi può seguire?

Mi fa strada verso la scrivania e mi chiede che tipo di conto voglio aprire, gli spiego le mie necessità e mi dice che non c’è problema, gli do indirizzo passaporto e numero di telefono ed in pochi minuti è fatta. Mi dice che questo è un conto day by day ovvero giornaliero, mi danno il bancomat e posso fare tutte le operazioni che voglio gratis e per l’ammontare che voglio, se vado in rosso mi applicheranno il 10% di interessi, mentre se lascio in giacenza per almeno 3 mesi almeno $5000 mi daranno il 7,70%.

Sveglia italiani solo in Italia ti danno 1% d’interessi e se vai in rosso t’applicano il 13-14%, qui le banche non sono ladre ed assassine come da noi.

Avete capito?

L’importo massimo che puoi mettere in giacenza è $150000 ovvero circa Euro 100.000 quindi l’interesse sarebbe pari ad Euro 7700, mica male no?

Tutte le banche applicano tassi simili, qui se uno ha dei soldi da parte può metterli in diverse banche e davvero vivere di rendita.

Mi da password, istruzioni per aprire il conto via internet, mi daà il numero del conto e via.

Amo questo paese, è tutto meglio che da noi ed è tutto più facile ed economico.

E’ passato un mese da quando sono partito e posso fare un bilancio di questa mia nuova vita da immigrato comunitario in terra extracomunitaria.

Ma quale extracomunitari d’Egitto, siamo noi gli extracomunitari, qui vivono bene, al caldo, in ordine, con tranquillità sono sorridenti e cordiali e attaccano bottone facilmente.

Il bilancio è assolutamente positivo, unici aspetti negativi; l’acqua, non solo quella del rubinetto, fa veramente schifo, ma d’altronde costa quasi meno bere succo, secondo: gli ubriachi, che in ogni caso non danno fastidio più di tanto.

Stop, finiti gli aspetti negativi.

Per il resto tutte cose positive.

Positive come stamattina nella pausa.

Avevo visto che c’era la locandina della croce rossa ed avevo visti gli orari.

Così alle 12 nella pausa fra un test e l’altro vado al punto indicato.

Mi trovo davanti ad una stazione mobile della croce rossa, in pratica un bilico sganciato dalla motrice (giusto per citare il tutto I miei termini da spedizioniere).

Davanti alla stazione mobile, tenda, sedie, televisore , un pò di gente che aspettava ed una gentile signora minuta biondissima sulla settantina, mi accoglie e mi chiede se ho già fatto una cosa del genere etc… etc… gli spiego il tutto ed ecco che mi da il formulario da compilare.

M’intrattiene fintanto che non è il mio turno, poi dentro ecco attendermi un’altra signora simpatica che mi prende il formulario, mi buca il dito, mi misura la pressione e mi dice che sono idoneo.

Mi manda alla postazione giusta in base alla mia altezza e mi fanno sdraiare sul lettino, in poco tempo tutti si presentano mi dico ciao o buongiorno o le poche parole che sanno d’italiano.

Poi David mi dice che in quel momento siamo in 3 a chiamarci David, ovvero io lui ed un’altro che sta sul lettino di fianco al mio.

Faccio la mia donazione, poi mi chiedono se sto bene, mi danno un vassoio con tanto di borsina e dolci, cioccolato, caramelle e bibite.

Trangugio la bibita e saluto tutti, mi salutano e mi ringraziano.

Ecco ho fatto la mia prima donazione in terra australe.

E’ stato tutto ok, e sono stati anche molto bravi con l’ago.

Tornerò fra 3 mesi a ripeterla.

Torniamo al presente.

Sto ancora passeggiando sullo strand, sta diventando buio e qui c’è ancora un sacco di persone.

Tanti persone a fare sport a fare il bagno, brr…. io non ci riuscirei, poi tanti cani, tutti al guinzaglio… ma un momento… i cani, ecco cosa c’è di strano, anche loro sono educati, non ne ho ancora sentito uno abbaiare, mica come un certo cane inglese di mia conoscenza che abbaia tutto il giorno a tutto e a tutti, oppure a quell’altro cane meno inglese ma piu’ marittimo dal nome tequila che abbaia quando suona il campanello o ringhia quando vede altri cani, questi cani nemmeno si cagano, tutti al guinzaglio seguono il loro padrone e nemmeno provano ad abbaiare, una figata, anche i cani sono inglesi, non me ne ero ancora accorto.

Mi fermo a guardare una locandina e leggo che nelle Magnetic Island non puoi possedere piu’ di 2 gatti e devono essere sterilizzati e che I cani vanno al guinzaglio e con la museruola ed i padroni sono invitati ad addestrarli affinchè non abbaino, una figata.

Quindi qui se vuoi avere il cane non devi dare fastidio agli altri, approvo pienamente, basta cacche da pestare, basta cani che abbaiano per strada o scorazzano liberi senza guinzaglio.

Bene Australiani! Male come al solito gli italiani…

23) 11/2 Victoria Street QLD 4810 Queensland-Australia

•23 settembre 2008 • Lascia un commento

Finalmente a casa!

Ho le chiavi in mano quando torno in classe e mi chiedono dove sono andato nella pausa.

Gli spiego che sono finalmente riuscito ad affittare una casa ed allora mi chiedono le solite cose; dove si trova, quante camere ha e quanto costa.

Costa 280 dollari la settimana, sì, qui e’ tutto piu’ immediato, tutto viene regolato alla settimana, si viene pagati a settimana e devi pagare l’affitto ed eventuali mutui o altre spese ogni settimana.

Al cambio attuale la casa costa circa 160 Euro la settimana, tutto compreso tranne l’elettricita’.

Gli affitti sono molto cari se paragonati al resto ed il motivo e’ legato alla piu’ elementare delle leggi del commercio e cioe’ la domanda e l’offerta.

Poiche’ la domanda e’ alta e l’offerta e’ minima, i prezzi sono alti.

Molti stanno facendo affari d’oro e praticamente il mutuo se lo fanno pagare dagli inquilini.

Quando dico la cifra, Karina una ragazza del Peru’ che sta per sposarsi con un australiano che lavoro nelle miniere di Mount Isa, strabuzza gli occhi, mi chiede ma dov’è la casa? E’ qui vicino, le dico, Victoria Street.

Non l’avessi mai detto! Per un momento ho pensato che magari trascinata dal temperamento sudamericano sia stata veramente vicina al mandarmi a cagare, poi invece si rasserena e mi spiega che il suo futuro marito aveva visto quella casa in televisione e gli avevano detto di chiamare il giorno dopo, ma il giorno dopo gli avevano confermato di averla gia’ affittata ad altri, ovvero a me!

Mi dice che sono fortunato in quanto non si spiega come mai abbia preferito un italiano ad un australiano.

Non ha ancora finito di parlare quando mi viene in mente Angelo il siciliano della Ferry Real Estate, e’ stato sicuramente lui a fare la scelta a mio favore.

A karina rispondo sorridendo che forse sono arrivato solo al momento giusto.

Diciamo che sono stato bravo a cogliere il momento giusto, detto alla latina carpe diem.

Comunque per omaggiare Angelo domenica a pranzo vado a vedere com’e’ questo Italian party ad Aitkenvale, un quartiere “bene” di Townsville.

Non posso dirvi molto riguardo la casa, se non che pur essendo poco piu’ grande di quella che avevo a Sordevolo, in comune con quella non ha quasi niente.

Innanzitutto la disposizione delle stanze è strana e non e’ da meno il numero di porte d’accesso all’appartamento, ben 3, di cui 2 attraverso il garage.

A parte un pezzo di corridoio che accede alla cucina dove al posto delle piastrelle c’e’ il linoleum ed il bagno che invece e’ piastrellato, per il resto, praticamente dappertutto moquette color panna alta 2 cm.

Il peggiore incubo per tutti gli allergici alla polvere, fortunatamente non per me.

Il posto dove la moquette mi risulta meno congeniale e’ la sala da pranzo dove c’e’ l’unico tavolo della casa con le sue 4 sedie.

Mangiare in un posto con una moquette cosi’ chiara e’ per me motivo di preoccupazione.

Qualche disastro sicuramente lo combinero’.

Non passa molto tempo infatti.

Sabato sera ho subito battezzato la moquette rovesciando il succo di fragola ed a momenti mi veniva un infarto, poi con calma ho ripulito tutto con abbondante acqua e tutto e’ tornato come prima, ma mi e’ venuto caldo a pensare cosa sarebbe successo se non fossi riuscito a ripulire il tutto.

In casa ci sono 4 sedie, inoltre anche piatti e piattini, scodelle, tazze, posate e bicchieri sono solo per 4 persone.

Comunque si tratta di una casa confortevole vicino alla scuola, dotata di giardino e piscina condominiale ovvero per circa 8-10 appartamenti.

La casa e’ completamente in muratura, i classici blocchi di cemento che in alcuni punti della casa sono stati lasciati “a vista” nonostante che siano stati verniciati come il resto delle pareti, l’effetto non e’ di lusso ma nemmeno cosi’ sgradevole.

Le pareti intonacate e e verniciate color panna, un soffitto strano composto di assi appaiate sul lato lungo con una fuga di 1-1,5 cm e che lasciano passare l’aria verso non so dove, probabilmente verso un intercapedine tra questo appartamento e quello sopra.

Pale e aria condizionata in molte stanze, inoltre pratiche finestre che puoi aprire dappertutto con simpatiche lamelle in vetro o plastica semitrasparente oppure finestre e porte finestre scorrevoli, mi sa tanto che qui quando fa caldo lo fa sul serio.

Tutto sembra studiato per favorire la ventilazione che in effetti e’ elevata, la casa e’ libera su 3,5 lati, infatti una parte della parete della sala che confina con il vicino e’ interrotta in corrispondenza dell’angolo da una porta finestra e finestre scorrevoli con accesso sul giardino.

I mobili sono molto semplici e non ve ne sono molti, alcuni sono di dubbio gusto e datati.

La cucina tipo americana non e’ componibile e fa parte della casa stessa, poi negli angoli ci sono enormi armadi di legno che per riempirli come dispense ci vogliono camionate di scorte alimentari, pernso che resteranno vuoti.

Una cosa strana e’ che una parete della cucina confina con il garage.

Ad un’altezza di circa 1,40 metri circa 60 cm sopra il piano cucina, c’e’ una vetrata molto ampia in cristallo a tutta altezza che riempie una parete intera piu’ un altro angolo della cucina. mi sembra un po’ di stare in un acquario, la vista sul garage non e’ il massimo, ma non è neanche poi cosi’ male.

Il letto e’ una delle cose strane di questa strana Australia, si tratta di un double bed ovvero di un matrimoniale su un mobile imbottito dotato di ruote, in pratica non esistono reti o doghe ma una struttura rivestita in tessuto come si trattasse di una base di un divano.

Anche in albergo avevano lo stesso tipo di letto, ma un ulteriore cosa strana e’ che qui i letti matrimoniali sono di 3 tipi diversi, ovvero double, queen and king, la sola differenza tra questi e’ la dimensione.

In pratica il double corrisponde grosso modo alla nostra piazza e mezza mentre il queen e’ il nostro 2 piazze, il king invece e’ semplicemente enorme ovvero 2,5-3 piazze.

Un’altra cosa strana mai accennata finora e’ il tipo di prese o interruttori.

Da buon osservatore ho scoperto che dappertutto, ovvero dall’ufficio del Sindaco che ho avuto modo di visitare, negli uffici, nei centri commerciali, a scuola, nelle camere d’albergo e nei vari appartamenti ho trovato un solo tipo di presa ed interruttore.

Molto semplici ed efficaci, sicuramente brutti per i nostri standard da modaioli italiani, ma come gia’ detto altre volte qui si bada alla sostanza e tutto cio’ che e’ forma non sembra interessare molto gli australiani, in particolare quelli che vivono nella tropicale citta’di Townsville.

Il bagno chiaramente non ha il bidet, che sembra un’accessorio in uso quasi esclusivamente in Italia, vista ormai la lunga lista dei paesi dove sono stato e non l’ho trovato, USA, Inghilterra, Francia, Germania, Rep. Dominicana, Spagna etc… .

Ultima cosa strana legata alle case australiane e’ che per motivi per ora ancora sconosciuti, forse legati ad una specie di morbo che si contrae qui in Australia oppure a fattori genetici inspiegabili, i canguri non sono gli unici abitanti di quest’enorme paese che hanno questa bislacca abitudine di saltare, molte case infatti hanno in giardino i famosi tappeti elastici che da noi ho visto solo nelle fiere o parchi giochi per bambini.

Insomma qui gli australiani non intenti a cucinare wurstel e bistecche sul barbecue oppure a scolarsi tutto cio’ che assomiglia ad una bevanda alcoolica… saltano!

Mentre sono qui a scrivere, fuori casa, sento strani rumori di pennuti, suoni che assomigliano a versi di stridule scimmie equatoriale, i versi fanno eco sugli alberi presenti qui intorno, sono un po’ inquietanti, da noi non esistono rumori simili.

Ci ho messo qualche giorno ad abituarmi ed ora non ci faccio quasi piu’ caso, come non faccio piu’ caso ai bats di dimensioni pari a falchi predatori, che s’aggirano qui intorno.

I bats sono naturalmente i pipistrelli e poi ci sono gechi e bacherozzi enormi e siamo in pieno centro città.

Chissa’ che razze di bestie strane ci sono nel bush ovvero appena 5-10 kilometri dalla periferia.

Non lo voglio nemmeno sapere! Almeno per ora. data anche la mia naturale avversione per tutti gli animali in genere, senza distinzione alcuna.

Intanto i giorni volano e domenica pomeriggio arriva in un baleno.

A mezzogiorno mi presento puntuale al party italiano presso l’omonima associazione di Flemingl Street ad Aitkenvale.

Che delusione, una cinquantina di persone quasi tutti oltre i 60 anni di origini italiane o nati in italia.

Facce italiane, naturalmente inclini alla malinconia ed alla diffidenza, m’accolgono freddamente, poi su mia insistenza mi stringono la mano e si presentano.

Uno solo, un 85 enne di Sondrio arrivato qui nel 1949, quasi sessant’ani fa, mi racconta sommariamente la sua vita di ex pugile, poi trasformata in tagliatore di canna da zucchero come molti altri italiani di Ingham.

Quel posto triste e silenzioso che non mi aveva particolarmente colpito.

Resto qui un’ora, giusto il tempo di mangiare un po’ di carne cotta sull’immancabile barbecue e scambiare qualche altra parola con un’ altro italiano triste, Mario, un tipo originario di Chieti che ormai non ha piu’ nessuno qui e che vuole tornare al suo paese dall’unico fratello superstite.

Parlando con lui mi dice che 40 anni fa aveva lavorato qualche tempo ad Oropa e mi racconta di essere scappato a causa del clima freddo e delle persone fredde ed inospitali, come lo capisco!

Saluto tutti sorridendo, ma non penso che tornero’ piu’ in questo posto, meglio le sorridenti famiglie australiane che questi avanzi d’italiani ormai cotti dal sole e dall’età e figli di una malinconia tutta italiana fissata in ogni singola cellula del nostro dna.

Tornero’ presto sullo strand a suonare il tamburo oppure a mangiare fish & chips al cartoccio sdraiato sull’erba in mezzo a persone piu’ sorridenti, gioiose ed amichevoli di noi italiani.

A supporto di quanto finora detto, Vi confermo che la solidarietà australiana e’ sorprendente; tornavo a casa dalla spesa, avevo riempito il carrello ed avevo pagato, per poi realizzare che non avevo l’auto parcheggiata e che quelle 15-20 buste avrei dovuto portarle a casa a piedi.

Pagata la spesa, cerco d’ afferrare tutte le buste ma faccio fatica, un ragazzo mi aiuta a inforcarle ma sono cosi’ tante da non riuscire quasi ad infilare le mani in tutti i manici.

Fuori una ragazza mi vede trafelato mentre cerco di spostare questa massa di buste e mi dice, forse non e’ il caso di chiederti come stai oggi, non e’ vero?

Confermo.

Faccio altri 50 metri e mi fermo proprio sotto la salita di 4-500 metri prima del pianoro dove c’e’ la mia casa.

Si ferma un ragazzo con un pick-up e mi chiede se voglio uno strappo, accetto di buon grado.

Butto la roba sul pick-up ed in pochi secondi sono a casa, saluto e ringrazio, scarico la roba dal cassone e vado a casa.

Rifletto sul fatto che mai e dico mai in Italia mi e’capitata una cosa simile, mai nessuno che mi abbia dato una mano senza chiederla.

Qui in effetti le persone sono diverse, sono molto socievoli e disponibili, gli italiani invece sono sempre uguali a se’ stessi, anche all’estero!

22) Impossible is nothing!

•18 settembre 2008 • 1 commento

Eccomi qui a ribadirvi che nulla e’ impossibile.

Il mio amico Enrico, prima di partire mi regalo’ una bella maglietta nera, con scritto sul davanti “impossible is nothing”.

Mi ero promesso di portarla con me e farmi fotografare mentre la indossavo al mio arrivo in Australia.

E infatti l’indossai, ma purtroppo a causa dell’ orario dell’arrivo dell’aereo in tarda serata, quando era ormai troppo buio non fu possibile farmi immortalare.

Allora decisi di trovare un momento speciale per indossarla ancora e farmi finalmente fotografare.

Bene questo momento e’ finalmente arrivato!

Questo ha sempre a che fare con la mia testa dura e la mia avversione verso le spugne.

Va bene la testa dura, ma cosa c’entrano le spugne?

Ebbene; io sono contrario ad usare spugne ad esempio a casa mia non uso spugne in bagno per lavarmi oppure in cucina per lavare i piatti, se non strettamente necessario in quanto reputo le stesse poco igieniche e ricettacolo di batteri e funghi.

Le uso raramente e se proprio ne ho bisogno le sostituisco abbastanza spesso, insomma le butto!

Ma mai e sottolineo, mai, getterei la spugna, in senso figurato, intendo.

Ovvero non cederei mai alla tentazione di gettare la spugna e lasciar stare, ovvero non abbandonerei mai la sfida, semmai potrei rimandarla, ma rinunciarvi in senso assoluto no, questo mai!

Proprio per questo motivo in questi giorni ho tenuto duro ed ho continuato a cercare un’ appartamento fintanto che non ho trovato la chiave giusta.

Nelle ultime 2 settimane, le mie sole 2 ore disponibili tra quando finisco la scuola, ovvero le 15 e quando chiudono gli uffici, ovvero le 17 le ho spese per cercare un’ appartamento.

L’ho fatto nel modo consueto, ma senza risultato, ho infatti scelto in diverse agenzie l’appartamento piu’ interessante ed poi ho compilato il famoso assessment form per dimostrare di avere 100 punti.

Ho lasciato quindi il numero di telefono per poter vedere l’appartamento in quanto qui in Australia non ti danno subito l’appuntamento come in Italia ma devi aspettare che qualche anima buona legga il tuo assessment form, lo giudichi e poi decida di chiamarti.

Risultato? Ho visto solo 1 appartamento, dopo varie visite nella stessa agenzia.

Nel frattempo pero’ ho usato proficuamente il tempo per capire le zone e capire piu’ o meno i prezzi, pero’ questa storia dei 100 punti non mi andava giu’.

Ho la possibilita’ di comparmi una casa in contanti senza problemi e qui mi giudicano quasi insolvibile per il misero pagamento di un affitto?

Proprio cosi’, qui in Australia infatti, bisogna produrre due importanti prove circa la tua solvibilita’ , ovvero il conto bancario e la copia di una busta paga, ed a me mancano entrambi.

Cosi’ invece che cercare a rampazzo un’ agenzia ed entrare per chiedere e fare la solita trafila ho adottato un’altra strategia, sono entrato e gli ho spiegato la mia situazione ed ecco che improvvisamente la cosa e’diventata piu’ semplice.

Cosi’ ho compilato il solito form al quale ho pero’ allegato un foglio con scritta la mia storia, del perche’e del percome sono arrivato qui e cosa intendo fare.

Quando sembrava tutto a posto ho avuto un’altra illuminazione, ho chiesto di parlare con un professionista per capire come si fa a comprare una casa.

Gentilmente mi hanno fatto accomodare e mi hanno assegnato un’ incaricato cui porre i miei quesiti.

Il ragazzo sulla trentina accortosi che ero italiano e dopo poche domande ha capito di non essere adeguatamente preparato e poi ha intuito che il suo capo mi sarebbe stato maggiormente d’ aiuto in quanto era di origini italiane.

Dopo pochi minuti mi congeda ed ecco apparire Angelo, un tipo sulla cinquantina, capelli scuri e faccia da meridionale, nato in Australia da genitori siciliani che parla anche un siculo-italiano che capisco bene.

Mi racconta che si e’sposato qui in Australia con una donna siciliana di Catania che ora vive qui ormai da vent’anni, anche lui ha le stesse origini, suo padre era di Catania.

Sua moglie e’ stata per 15 anni la direttrice dell’Associazione Italiana dante Alighieri in Kings Rd. e m’invita subito ad una grigliata domenica in un posto li’ vicino.

Di bene in meglio.

Riguardo l’acquisto della casa mi spiega bene come fare, poi per quanto riguarda l’affito mi chiede che cosa sto cercando, gli spiego dell’assessment form, capisce il problema e mi chiama Martine.

Martine, anche lei sulla cinquantina, scatta sull’attenti e dopo 15 minuti mi porta subito a vedere un’appartamento sullo Strand ma mi avvisa che non e’ un granche’.

Andiamo sul posto e devo dargli perfettamente ragione, il contesto e’ bello ma l’appartamento fa veramente schifo, sporco e con mobili vecchissimi di recupero.

Ma non finisce qui, torniamo in ufficio, mi fa vedere le offerte disponibili e tra queste ne scelgo un’altra.

Tempo altri 10 minuti e siamo a vedere un’ altro appartamento, questo si’ che e’ quanto m’aspettavo.

Guardo l’alloggio gli dico che va bene, la posizione e’ OK, c’e’ anche qui l’immancabile moquette ma perlomeno e’ decente, c’e’ il garage e anche la piscina. Perfetto, lo prendo.

Mi riporta in ufficio e mi dice che l’indomani mi avrebbero contattato per confermare.

Stamattina alle 9 mi hanno chiamato e mi hanno confermato, alle 10 sono nel loro ufficio, dopo mezzóra di spiegozzo e decine di firme pago ed ho l’appartamento.

Mi dicono che mi daranno le chiavi nel pomeriggio perche’ devono pulire la moquette.

Ma come mai usano la moquette in un paese tropicale dove non fa mai freddo nemmeno d’ inverno?

Questo ancora non mi e’ chiaro, comunque immaginate voi adesso il tipo che deve pulire circa 50 metri quadri di moquette di colore bianco alta 2 dita?

Non sono affari miei, ma tornero’su questo argomento perche’ una delle cose strane di questo paese.

Comunque tornando a noi, ancora una volta ho avuto l’intuizione giusta, se non avessi avuto la faccia tosta di chiedere di parlare con qualcuno diverso dalle centraliniste ora forse il mio assessment sarebbe nella vaschetta dell’agenzia e forse nessuno mi contatterebbe e forse starei ancora al Central City Motel.

Grazie anche ad Angelo che ha prontamente capito di non avere di fronte il solito backpacker senza soldi o l’ancor piu’comune australiano beone non affidabile.

E’ quasi buio, vado in albergo indosso la mia maglietta e vado allo Strand.

C’e’ una coppia con un bambino, tutti seduti sul prati a mangiare con le mani il solito fish an chips.

Aspetto che lui si alzi per chiedergli gentilmente di farmi una foto, lui passa la macchina alla moglie perche’ mi spiega che lei e’ molto piu’ brava.

Lei e’ una donna sui 100-120 chili sui 35 anni che per alzarsi fa una fatica non indifferente, pero’ e’ molto divertita e si presta volentieri a farmi una foto.

Scatta, mi fa vedere il risultato, decido che va bene anche se la palma alle mie spalle sembra proprio uscire dalla mia testa come se fossi un ananas ma non mi sembra il caso di fare il difficile.

Saluto e ringrazio e vado via con la mia maglietta addosso e la foto nella mia macchina fotorgafica.

Il morale di questa storia ragazzi e’ quello di non gettare mai la spugna, se proprio avete voglia di farlo limitatevi a gettare via quelle vecchie della cucina e soprattutto non arrendetevi mai! Dico mai!

perche’…

Impossibile is nothing!

P.S.: Grazie Enrico della maglietta, so che non l’hai scelta a caso perche’ mi conosci bene e sai che nulla mi spaventa.

21) Rhythm Connection

•16 settembre 2008 • 1 commento

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Per ascoltare la musica cliccare sopra. Il testo lo trovate in una delle puntate precedenti.

Ho appena finito di parlare con Fabrizio.

La never ending story di un lavoro mai finito, che volevo portare a temine prima di venire qui in Australia.

Prima di partire avevo infatti lavorato molto con un cliente che non e’ nient’altro che l’azienda per la quale avevo lavorato per undici anni e che avevo lasciato 7anni fa, non appena ristabilito in seguito all’incidente quasi frontale con quel pirla ubriaco.

Ormai e’ una questione di principio, non mi arrendero’ fintanto che non avro’ consegnato nelle mani di Fabrizio questo lavoro e ho ben due ragioni per farlo.

La prima e’ che, come dicono tutti, ho la testa dura.

La seconda e’ che voglio avere il piacere di vincere una scommessa con il suddetto Fabrizio e si sa, finora non ho mai perso una sola scommessa e mi seccherebbe perderla proprio con lui.

Comunque, tornando a noi, rimetto il telefono nel mio inseparabile zainetto e m’avvio verso lo Strand.

Incrocio una delle insegnanti d’inglese che mi ha fatto il test d’ingresso.

E’ in bici e dietro la sella nel cestello, ha la spesa per la cena, di fianco pedala allegramente suo figlio, un bimbo con la tipica faccia inglese, biondissimo e con gli occhi azzurri.

Ci salutiamo, hello! Hello!

Procediamo dritti verso lo Strand che e’ ormai davanti a noi a circa 100 metri.

Arrivati allo Strand loro girano a destra, io invece vado dritto, attirato da una folla di persone seduti in una specie di piccolo anfiteatro proprio di fronte a me.

M’avvicino incuriosito e capisco quasi subito che quello e’ il festival del Rhythm Connection.

Che forte! tiro fuori subito la macchina fotografica e scatto qualche foto.

Le prime due foto sono per una stranezza che dovrebbe essere aggiunta a quella gia’ elencate in una precedente puntata.

Un’allegra famigliola, sdraiata nel prato intorno ad un cartoccio di carta contenente pesce fritto e patate.

Alla faccia delle ASL italiane e dell’ufficio d’igiene.

Questa e’ una pratica piuttosto diffusa da queste parti.

Si entra nei negozi che vendono fish and chips e si porta via un cartoccio con dentro quello hai chiesto, senza posate, senza tovaglioli, solo pesce patate e basta.

Ho provato anch’io e v’assicuro che e’ davvero buono.

Certo che se li’ in Italia non aveste abbastanza lavoro per i vari uffici d’igiene che li’ da voi vanno a cercare il pelo nell’uovo pur d’appioppare multe salate per sciocchezze mai viste, ebbene se ne avete in piu’ mandateli qui a sfogarsi, sai che sballo, potrebbero farsi un’overdose d’infrazioni e magari poterbbero anche rinsavire un pochino.

Comunque tornando a noi.

Seduti in cerchio un centinaio di persone uomini donne e bambini, tutti hanno davanti un tamburo, chi grande, chi piccolo chi minuscolo, altri hanno in mano dei bastoni di legno con i quali percuotono i tamburi, altri invece percuotono dei pezzi di legno scavati che producono un suono sordo, altri invece percuotono a mani nude bongo di ogni forma e dimensione.

Poi ce ne sono altri che hanno delle bottiglie di plastica con all’interno sassolini e le usano come maracas.

Poi ancora bambini con piccoli tamburi o piatti adatti alle loro dimensioni.

Finisco di scattare le foto e ripongo la macchina nello zaino.

Una signora sorridente e divertita, mi guarda e m’invita a prendere posto dietro un bongo apparentemente senza padrone.

M’avvicino, ma un uomo che si chiama John mi dice che e’ suo, okay non fa niente.

Non sia mai detto, prende lui il bongo e mi cede il suo grosso tamburo con tanto di bastoni.

Evviva!

Comincio subito a picchiare sul tamburo a ritmo.

Il maestro, ovvero il ccordinatore di questo evento nel centro di questo palco da’ il ritmo accompagnandosi con dei piccoli campanacci che percuote con un bastone di legno.

Ha la faccia da orientale ed indossa una casacca tipo indiano d’America, un guazzabuglio mai visto, ma e’ divertente e sa animare la festa.

Ogni tanto ci fa suonare o tacere a gruppi e poi ogni tanto cambia il ritmo accellerandolo per poi terminarlo bruscamente, poi riprende con un altro ritmo… .

Questa e’ la mia passione, io tamburello da una vita, picchio tutto il giorno le mani o le nocche su tutte le superfici ed ora eccomi improvvisamente qui a suonare in questa band.

Mi sto proprio divertendo… un po’ meno John, che mi propone uno scambio mi cede il suo bongo in cambio del tamburo che mi aveva dato prima, capisco subito il perche’.

Picchiare con le mani il tamburo e’ molto piu’ faticoso e dopo un po’ ti si scaldano le dita.

Ma non m’arrendo, mi piace cosi’ tanto che continuo a picchiare imperterrito, il coordinatore ha capito che ho orecchio ed allora mi coinvolge nei suoi ritmi a volte forsennati.

Mi dolgono le dita, ma continuo.

Mi prendo una piccola pausa.

Tiro fuori dallo zaino la macchina e mi faccio fotografare, perche’ non si sa mai, qualche lettore malfidente potrebbe pensare che mi sto prendendo qualche licenza poetica, tanto per condire la mia avventura e dargli un pizzico di pepe in piu’, invece no.

Una tipa mi scatta qualche foto, ringrazio e riponendo in fretta la macchina nello zaino continuo a picchiare sul bongo.

Poi improvvisamente si libera un’altro tamburo.

Lascio il bongo che mi ha gentilmente prestato John che saluto e ringrazio piu’ volte durante la serata e comincio invece a suonare il nuovo tamburo.

Questo tamburo, suona forte. Ed io picchio forte.

Sono passate 2 ore, sono stanco ma soddisfatto, la serata e’ terminata.

Il “maestro ci da’ appuntamento a meta’ ottobre, nuova serata di Rhythm Connection.

E chi se la perde!

20) Steven, Elton e le … saponette.

•14 settembre 2008 • Lascia un commento

E’ nuovamente domenica e mi sono nuovamente svegliato presto.

Alle 4 del mattino dei pirla discutevano nel corridoio ed un altro pirla faceva la doccia alle 6.

Insomma, come l’altra domenica eccomi sveglio a cercare inultimente di riaddormentarmi.

Ci rinuncio.

Mi alzo, attacco il bollitore, mi mangio i soliti 2 pacchetti di biscotti gentilmente offerti dal Central City Motel.

A casa non sono mai riuscito a mangiare cose dolci al mattino, pena un bruciore di stomaco almeno fino a pranzo se non a sera.

Penso che il mio stomaco mi assomigli parecchio, piuttosto che restare inoperativo s’inventa qualcosa da fare e così se solo provo a mangiare qualche biscotto o croissant o cose dolci, eccolo lì che s’inventa di fare lavori non necessari come procurare fastidiosi bruciori al sottoscritto.

Qui non mi capita e non riesco a capirne la ragione.

L’altra mattina abbiamo festeggiato Gabinka una studente slovacca di Bratislava che finito il corso tornava a casa, per una strana coincidenza il suo ultimo giorno di scuola corrispondeva al giorno del suo compleanno; 19 anni.

Fatta una colletta per il regalo tra tutti gli studenti il giorno prima, ecco che, alla pausa delle 10 spuntavano improvvisamente dal nulla torte al cioccolato, biscotti, etcc…

Appena finito di cantare il solito Happy Birthday e scattate le solite foto di rito con tanto di soffio sulle sole 2 candele presenti, una riportante il numero 1 e l’altra il numero 9, Sun Jii l’altra studente coreana della classe, volenterosamente s’apprestavano a tagliare la torta grazie al coltello fornito dall’insegnata Rohenna, una delle insegnanti piu’ noiose del corso, più avanti ve ne spiegherò le ragioni.

Ebbene Sun Jii senza contare le persone per capire almeno a grandi linee quante fette doveva considerare, cominciava a tagliare la torta.

Il risultato era scadente un po’ perché il coltello non era adatto, un po’ perche’ la torta era appena uscita dal frigo, un po’ perché le prime fette tagliate erano enormi e se le avesse fatte tutte così la torta non sarebbe stata sufficiente per tutti.

Prendo in mano la situazione e quindi il coltello, contate le persone comincio a tagliare fette quasi identiche, ad ogni taglio mi fermo a pulire sommariamente i lati del coltello che s’imbrattano con le varie creme della torta.
Alla fine avanzo persino una parte di torta, insomma il solito perfettino e sparagnino (ovvero risparmioso).

Insomma mangio la torta, mangio i biscotti, tracanno lo splendido succo d’arancia che qui e’ favoloso e … niente, nessun bruciore di stomaco!

Insomma qualcuno mi deve spiegare il perché quando sono a casa mi viene il bruciore di stomaco mentre qui niente, boh!

E questo non vale solo per il dolce, figuriamoci se, come stamattina io a casa alle 10 mi tracannassi 300 ml di succo d’arancia… per me equivarrebbe a suicidarmi.

Stamattina, come l’altra domenica sono uscito presto dall’albergo per fare un giro senza sapere bene dove.

I piedi mi dolgono, ieri ho camminato quasi 5 ore. Quindi me la prendo calma. Esco dalla camera e davanti alla porta trovo il carrello delle simpatiche donne delle pulizie, mi giro me e saluto.

Esco e m’avvio verso Flinders St. quando sono già in strada da 5 minuti mi viene improvvisamente caldo.

Mi viene caldo anche se altri nelle mie medesime situazioni sudano freddo.

Ho dimenticato il cellulare sul comodino, ciao ciao, cellulare…

Mentre sono assalito dall’improvvisa caldana e dal pensiero che non avrò più il cellulare e con esso andrà perduta la SIM con il numero australiano e tutta la rubrica, a passi svelti torno in albergo.

Davanti la porta della camera c’è ancora il carrello e una signora delle pulizie.

Bene penso, sono passati solo pochi minuti, non avrà fatto in tempo nemmeno ad entrare nella mia camera e quindi il mio cellulare è ancora al suo posto!

Sbagliato!

La camera era stata già sistemata, sistemata è un parolone visti i pochi minuti trascorsi tra quando sono uscito ed adesso, insomma in 5 minuti netti, queste entrano mi rifanno il letto mi cambiano gli asciugamani e svuotano i cestini, non pensano che facciano altro, non ne avrebbero avuto il tempo.

Ed il cellulare?

Ancora lì, sul comodino dove l’avevo lasciato.

Tiro un sospiro di sollievo e penso che mi è nuovamente andata bene, ho già perso 2 volte il portafogli e me l’hanno riportato con tutti i soldi, ho perso le chiavi e me le hanno restituite. Lascio il cellulare nuovo di pacca, che qui costa circa l’equivalente di 600 Euro sul comodino e lo ritrovo esattamente al suo posto.

Due sono le cose o sono veramente onesti questi australiani, oppure sono stati cosi’ veloci e non hanno nemmeno avuto il tempo d’accorgersi del cellulare.

Propendo per la prima anche se la seconda può essermi sicuramente stata d’aiuto.
Bene, con il mio cellulare, torno in strada con solito zainetto sulle spalle e cartellina sotto braccio.

Devo fare i compiti d’inglese e quindi approfitterò delle numerose panche e tavoli della Flinders per studiare un po’ prima pero’ faccio un giro per vedere se e’ cambiato qualcosa rispetto a domenica scorsa.

Faccio un giro completo e mentre passo rivedo le zampine dei canguri ed i rospi, non riesco a trattenermi dal fare un’altra foto ad un rospo enorme imbalsamato, poi proseguo oltre.

Mi fermo incuriosito di fronte a delle bottiglie di vetro piatte, come se fossero state schiacciate, bell’idea!

In pratica prendono bottiglie di birra o altro e staccando l’etichetta che poi riattaccheranno in seguito scaldano il vetro fintanto che questo non si appiattisce, esattamente come farebbe una bottiglia di plastica se sottoposta a contatto con il calore.

Successivamente riattaccano l’etichetta ed il gioco e’ fatto.

Consigli agli amici a casa di fare qualche prova e magari poi riconoscermi non dico il diritto d’autore ma almeno una piccola royalty per la fornitura dell’idea non mia ma prontamente colta con la velocità del falco predatore….

Fatta la foto, proseguo il mio cammino, ora cerco la panca giusta, all’ombra perché il sole picchia duro.

Mentre passo accanto alla gente educatamente accalcata ai banchi noto che un uomo, dalla tipica faccia inglese, capelli biondo cenere ed orecchini in entrambi agli orecchi, sta scegliendo una cintura in cuoio, mentre armeggia con le cinture sposta da una mano all’altra il portafoglio ed un’agenda.

Gli scivola dalla mano la chiave dell’auto e non sembra accorgersene.

Ecco la saponetta!

Non mi chino a raccoglierla, non si sa mai!

Gli dico please look at the ground you have just lost your key.

Mi guarda, raccoglie la chiave e mi ringrazia.

Bene! La mia azione quotidiana l’ho fatta!

Continuo il mio cammino ed ecco che uno mi ferma, è il tipo di prima.

Riecco la saponetta!

Scusami, mi dice, posso offrirti qualcosa da bere per ringraziarti?

Mentre il mio cervello parte alla ricerca per trovare il lemma che corrisponde a: lascia stare non è il caso non ho fatto nulla di speciale, lo guardo in faccia, cavolo assomiglia un casino a Elton John da giovane!

Mentre penso questo blocco l’attività di ricerca del mio cervello e mi dico vuoi vedere che….
Va bene accetto, non ho nessuna voglia d’essere scortese.

Ma ho un certo presentimento.

Mi dice che lavora nel settore turistico e che gli piace bere, mi chiede se anch’io bevo, gli rispondo che non mi posso definire astemio, ma quasi.

Va bene mi dice ti offro un caffè e mentre mi dice questo mi fa segno che c’è un bar dove lui spesso si ferma a bere.

Siamo di fronte al bar ma ci sembra chiuso, chiediamo e ci rispondono che oggi è chiuso perché stanno preparando una specie di party privato.

Va bene mi dice se vuoi andiamo in un’ altro bar, gli dico che non c’è problema e che per me va bene lo stesso se non beviamo intanto mi dà il suo numero di telefono e si presenta, mi dice; io sono Steven, annotati il mio numero di telefono e quando vuoi, in un altro momento basta che mi chiami e ti offro da bere, prima di congedarci mi chiede se sono single o sposato.

Il mio sesto senso mi dice che ci sta provando, così gli dico; SPOSATO anche se non risponde al vero.

To see you! Ok arrivederci Steven!

Forse le chiavi ti sono cadute, ma devi sapere che io non ho mai raccolto le saponette nei bagni quando mi facevo la doccia dopo la partita di calcio o di calcetto.

E sai perché Steven? Perché se raccogli la saponetta lasci scoperta una parte del corpo che a molti non interessa, ma a pochi come te può anche interessare.

E tu Steven assomigli troppo ad Elton John, hai la stessa faccia da gay!

Certo che sei proprio uguale ad Elton.

Elton di saponette se ne intende.

In quanto ad uso, come tutti gli inglesi non ne avra’ certo usate tante, ma quante ne avra’ raccolte!

Steven non è che fai cadere le chiavi come le saponette?

Va beh, mentre faccio tutti questi pensieri, faccio finta d’annotarmi il tuo numero sul cellulare, 0407168854, certo non ti darò mai il mio, nemmeno sotto tortura!

Poco più in là c’è la mia panchina preferita, ho comprato delle mele che lavo alla fontanella e che poi sbrano con piacere, hanno un ottimo sapore.

Faccio i compiti che devo spedire stasera a mezzo mail a Jang un coreano della mia stessa classe.

Nel pomeriggio un giro allo Strand e poi scrivo queste righe che spero vi divertano.

Giurando che quanto sopra non è invenzione, provate a chiamare Steven il numero sopra e’ vero!

Ma attenti alle saponette, sempre! Non raccoglietele mai, a meno che….

19) The voice

•11 settembre 2008 • Lascia un commento

Ho scoperto di essere un basso.

Non ridete, non ho detto di aver scoperto d’essere basso bensi’ di avere una voce da basso.

Ho sempre saputo di non essere molto alto, mentre avevo solo qualche sospetto di avere la voce da basso.

Me lo hanno detto ieri sera.

Ore 18:30 al Motor Boat Club, si canta!.

Sono quasi puntuale, entro nella prima sala che penso sia quella giusta, le altre mi sembrano aule per dare la patente nautica, piuttosto che altro.

Entro e trovo una trentina di persone quasi tutte ultra 40 enni. seduti sulle poltroncine a semicerchio.

Esco immediatamente perche’ penso di aver sbagliato stanza.

Mentre esco spingo le due porte tipo saloon e ancora un po’ mi rompo il dito che rimane dietro rispetto al resto del corpo e viene schiacciato tra le 2 porte.

Mentre impreco ed ho le lacrime agli occhi per il dolore chiedo ad una signora che sta proprio per entrare nella stanza dalla quale sono uscito, dove posso trovare il conductor insomma il maestro.

Mi risponde che lo avrei trovato esattamente nella stanza dalla quale ero uscito.

Che strano coro, mi sono detto, quelli stavano parlando, non cantando!

Rientro.

Subito mi fanno accomodare tra loro ed attaccano bottone, quello alla mia sinistra, un ragazzo sui 30-35 mi chiede come mi chiamo e da dove vengo, quello di destra, un omone che poi scopriro’ possedere la voce di Bud Spencer nel mitico coro in cui Terence Hill canta fra le donne e Bud Spencer fa il famosissimo bon-bonb-bon e poi un bel yeah, mi porge un faldone con tanto di testi e note musicali.

Che ridere, io che mi ricordo appena il pentagramma dovrei leggere la musica, ci sara’ proprio da ridere!

Nel corso delle 3 canzoni che cantiamo scopriamo che sono un basso perche’ non riesco ad intonare alto come il ragazzo di cui parlavo prima cosi’ mi sposto sulla destra verso i bassi, molto meglio.

L’omone che ha la voce cosi’ profonda da assomigliare appunto a Bud Spencer, alla fine intona un ritornello quasi simile a quello di Bud spencer, davvero divertente.

Sono passati 5 minuti e sto cantando una canzone africana, dopo mezz’ora una ungherese e per ultima una inglese.

Divertente, ci provero’ ancora, verro’ ancora a cantare.

Alla fine tutti m’accolgono bene, si presentano, parlo in francese con una donna sulla 50 ina proveniente dall’Alsazia che vive qui da 25 anni, sono tutti come sempre, molto gentili.

Poi esco, devo tornare in Hotel a fare i compiti.

Per strada incontro ancora 2 donne sempre sulla cinquantina che mi salutano e mi chiedono dove abito e se sarò lì anche mercoledi’ prossimo.

Ma certo, come posso mancare?

Giusto il tempo d’imparare a cantare My way di F. Sinatra (The voice) decentemente.

Nel repertorio trovo anche una canzone italiana, che triste la sola canzone italiana e’ un canto sui partigiani, che palle… con tante canzoni che abbiamo proprio un canto di partigiani… va beh.

Intanto la canzone unghere v’assicuro e’ proprio difficile da pronunciare ma in qualche modo l’ho cantata facendo come al solito la mia porca figura.

Non me ne vogliano i simpatici mammiferi quadrupedi che stanno eventualmente leggendo.

18) Strange world.

•11 settembre 2008 • Lascia un commento

Vi ho gia’ parlato di alcune cose che da noi non esistono, in particolare vi ho parlato di quelle positive e di quelle negative, ma non vi ho ancora parlato delle cose strane.

Certo Townsville non rappresenta “il mondo”, comunque Woolworths, la catena di centri commerciali non e’ solo presente qui ma in tutta l’ Australia.

Nei supermercati ad esempio i nostri affettati sono presenti ma vengono venduti in maniera diversa, ovvero gia’ affettati.

Non parlo certo delle buste preconfezionate che esistono anche da noi, ma sto parlando dell’ acquisto al banco di affettati a peso.

Ebbene in vaschette piu’ o meno grandi la commessa di turno infilando la propria mano in un sacchetto come se fosse un guanto afferra fette precedentemente tagliate, poi semplicemente rivoltando la busta, la pesa e ve la porge.

Risultato. Una busta contenente fette alla rinfusa ed un commesso che non ha sprecato guanti.

E’ questo disdicevole? Non direi. Il prodotto cambia gusto? Non direi.

Cosa cambia allora? A mio avviso sempre la stessa cosa, cioe’ la forma.

Qui non si bada alla forma , ma alla sostanza.

Certo qualche raffinato potrebbe ribattere dicendo che ama inforcare le varie fette una alla volta e non averle tutte insieme nel piatto, ma si tratta solo di forma e non di sostanza.

Altra cosa strana e’ che non devi anticipare monete per i carrelli, in quanto tutti li riportano al loro posto e per quelli piu’ sbadati c’e’ un servizio di raccolta a carico del supermercato stesso.

Gli autoveicoli.

Gli autoveicoli sono divisi in 3 gruppi principali, auto, fuoristrada e pick-up proprio come da noi, ma oltre ad avere il volante sulla destra hanno delle differenze rispetto alle nostre.

Principalmente, siano esse auto o fuoristrada o pick-up, spesso hanno robusti paravacche ovvero bull-bar che servono quasi esclusivamente per evitare di distruggere completamente l’ auto quando ci s’imbatte in un incontro ravvicinato con un canguro, in particolare dall’imbrunire in poi.

E non si tratta di un’ eventualita’ cosi’ remota, in quanto nel corso del mio viaggio in auto da Brisbane a Townsville ho avuto modo di vederne a centinaia sui bordi delle strade, tanti canguri morti, di taglia piccola, media e grande e vi assicuro che se ne prendete uno piccolo ve la cavate con pochi danni, se invece avete la sfortuna di incappare in uno grande e non avete un’auto corazzata, forse non riuscite a raccontarla in giro.

Le auto ed i fuoristrada hanno spesso sulla parte anteriore del veicolo, (in pratica dove ci sono i fari ed il marchio), una specie di sottile lamina in plastica trasparente.

Non penso che questa sia adatta a salvaguardare il cofano da un’eventuale urto con un canguro, ma sicuramente ripara dai moscerini e dal pietrisco sollevato dalle altre auto.

Sul cruscotto di molti autoveicoli si puo’ trovare una specie di moquette simile a quella che si trova sul pavimento del pavimento dell’auto o del baule.

Questa moquette perfettamente sagomata secondo i vari tipi di scruscotti serve a proteggere dal riflesso dei raggi del sole e dai raggi del sole stesso che rovinano i cruscotti.

L’abbigliamento.

Non mi e’ancora capitato di vedere uomini in giacca e cravatta, mentre e’ piu’comune trovare donne in tailleur.

Quindi al 95% gli uomini vestono casual o smar casual, ovvero un casual che non prevede jeans e magliette strappate, ma pantaloni e camicie o polo eleganti.

Le donne invece vestono anch’esse casual ma dalle 21 in poi, quindi dalla chiusura dei ristoranti in poi, quando le vie cominciano ad animarsi ed i pub cominciano a riempirsi, le donne vestono quasi come se andassero tutte al ballo delle debuttanti, cosa che dalle nostre parti e’ davvero insolito.

Molte persone vanno in giro scalze, alcune portando in mano le scarpe, molte senza, quindi lasciando le stesse in auto o a casa.

Ho avuto modo di notare che alcuni per poter far ballare un amico si toglievano scarpe e calze e le scambiavano con le infradito dell’ altro, mai vista una cosa del genere.

I normali bar generalmente non vendono birra o alcolici, se vuoi bere birra o altro devi andare al pub, ma non puoi uscire nemmeno per un momento dal pub con il bicchiere in mano in quanto gli addetti alla sicurezza in pratica servono anche a questo scopo, cioè ad impedirti di commettere ciò he qui è un vero e proprio reato e su questo sono irremovibili.

Puoi trovare anche i drive-in tipo Mc Donald dove ordinare attraverso l’auto alcolici e superalcolici, ma in pratica non puoi berti una birra per strada, puoi farlo nei pub, in auto o a casa tua se vuoi e questa e’ veramente una cosa strana.

Capita di trovare ubriachi per strada anche di giorno, ma non sono molesti, oppure trovare gente abbigliata in modo veramente strano che vaga da un party ad un’altro.

Ieri ho avuto modo di vedere un ragazzone vestito solo con 2 grosse bretelle tra inguine e spalle, incrociate dietro la schiena, per il resto completamente nudo, ubriaco e che faceva il cretino nella strada, ma senza disturbare i passanti, per me e’ stato semplicemente disgustoso, ma per alcune ragazze che sono transitate nel frattempo, la reazione e’ stata ovviamente diversa.

Oggi sono andato a vedere l’appartamento con vista mare, la vista era spettacolare, cosi’ anche la posizione, bastava infatti attraversare la strada per andare in spiaggia.

L’unico grosso problema era la moquette, presente dappertutto, compreso nel bagno e nella cucina.

Ma v’ immaginate come si possa mantenere pulita la moquette in cucina?

Ebbene cosa ho trovato di strano a parte la moquette?

Bisogna avere 100 punti per poter passare la selezione ed avere diritto ad avere una casa in affitto, viceversa dormi in macchina oppure in hotel, proprio come me.

Ad ogni voce corrispondono dei punti ad esempio se possiedi un conto in banca hai 10 punti, sei hai il passaporto valido 10 punti, se ti hanno gia’ intestato alcune bollete altri punti, non ricordo bene quanti, e poi punti per la patente, la tessera sanitaria, l’I.D. etc… etc…

Cos’e’ l’ I.D.?

l’I.D. non e’ altro che un badge che hanno praticamente tutti, chi lo rilascia? Normalmente il datore di lavoro e l’ente per quale lavori.

Nel mio caso la scuola, ne ho uno nuovo di pacca con tanto di foto etc…

Ne avro’ bisogno persino per aprire il conto in banca!

Ditemi voi se non e’ strano tutto questo!

Al momento ho finito d’elencare le stranezze ma sono sicuro che la lista s’allunghera’… e di molto!