Finalmente a casa!
Ho le chiavi in mano quando torno in classe e mi chiedono dove sono andato nella pausa.
Gli spiego che sono finalmente riuscito ad affittare una casa ed allora mi chiedono le solite cose; dove si trova, quante camere ha e quanto costa.
Costa 280 dollari la settimana, sì, qui e’ tutto piu’ immediato, tutto viene regolato alla settimana, si viene pagati a settimana e devi pagare l’affitto ed eventuali mutui o altre spese ogni settimana.
Al cambio attuale la casa costa circa 160 Euro la settimana, tutto compreso tranne l’elettricita’.
Gli affitti sono molto cari se paragonati al resto ed il motivo e’ legato alla piu’ elementare delle leggi del commercio e cioe’ la domanda e l’offerta.
Poiche’ la domanda e’ alta e l’offerta e’ minima, i prezzi sono alti.
Molti stanno facendo affari d’oro e praticamente il mutuo se lo fanno pagare dagli inquilini.
Quando dico la cifra, Karina una ragazza del Peru’ che sta per sposarsi con un australiano che lavoro nelle miniere di Mount Isa, strabuzza gli occhi, mi chiede ma dov’è la casa? E’ qui vicino, le dico, Victoria Street.
Non l’avessi mai detto! Per un momento ho pensato che magari trascinata dal temperamento sudamericano sia stata veramente vicina al mandarmi a cagare, poi invece si rasserena e mi spiega che il suo futuro marito aveva visto quella casa in televisione e gli avevano detto di chiamare il giorno dopo, ma il giorno dopo gli avevano confermato di averla gia’ affittata ad altri, ovvero a me!
Mi dice che sono fortunato in quanto non si spiega come mai abbia preferito un italiano ad un australiano.
Non ha ancora finito di parlare quando mi viene in mente Angelo il siciliano della Ferry Real Estate, e’ stato sicuramente lui a fare la scelta a mio favore.
A karina rispondo sorridendo che forse sono arrivato solo al momento giusto.
Diciamo che sono stato bravo a cogliere il momento giusto, detto alla latina carpe diem.
Comunque per omaggiare Angelo domenica a pranzo vado a vedere com’e’ questo Italian party ad Aitkenvale, un quartiere “bene” di Townsville.
Non posso dirvi molto riguardo la casa, se non che pur essendo poco piu’ grande di quella che avevo a Sordevolo, in comune con quella non ha quasi niente.
Innanzitutto la disposizione delle stanze è strana e non e’ da meno il numero di porte d’accesso all’appartamento, ben 3, di cui 2 attraverso il garage.
A parte un pezzo di corridoio che accede alla cucina dove al posto delle piastrelle c’e’ il linoleum ed il bagno che invece e’ piastrellato, per il resto, praticamente dappertutto moquette color panna alta 2 cm.
Il peggiore incubo per tutti gli allergici alla polvere, fortunatamente non per me.
Il posto dove la moquette mi risulta meno congeniale e’ la sala da pranzo dove c’e’ l’unico tavolo della casa con le sue 4 sedie.
Mangiare in un posto con una moquette cosi’ chiara e’ per me motivo di preoccupazione.
Qualche disastro sicuramente lo combinero’.
Non passa molto tempo infatti.
Sabato sera ho subito battezzato la moquette rovesciando il succo di fragola ed a momenti mi veniva un infarto, poi con calma ho ripulito tutto con abbondante acqua e tutto e’ tornato come prima, ma mi e’ venuto caldo a pensare cosa sarebbe successo se non fossi riuscito a ripulire il tutto.
In casa ci sono 4 sedie, inoltre anche piatti e piattini, scodelle, tazze, posate e bicchieri sono solo per 4 persone.
Comunque si tratta di una casa confortevole vicino alla scuola, dotata di giardino e piscina condominiale ovvero per circa 8-10 appartamenti.
La casa e’ completamente in muratura, i classici blocchi di cemento che in alcuni punti della casa sono stati lasciati “a vista” nonostante che siano stati verniciati come il resto delle pareti, l’effetto non e’ di lusso ma nemmeno cosi’ sgradevole.
Le pareti intonacate e e verniciate color panna, un soffitto strano composto di assi appaiate sul lato lungo con una fuga di 1-1,5 cm e che lasciano passare l’aria verso non so dove, probabilmente verso un intercapedine tra questo appartamento e quello sopra.
Pale e aria condizionata in molte stanze, inoltre pratiche finestre che puoi aprire dappertutto con simpatiche lamelle in vetro o plastica semitrasparente oppure finestre e porte finestre scorrevoli, mi sa tanto che qui quando fa caldo lo fa sul serio.
Tutto sembra studiato per favorire la ventilazione che in effetti e’ elevata, la casa e’ libera su 3,5 lati, infatti una parte della parete della sala che confina con il vicino e’ interrotta in corrispondenza dell’angolo da una porta finestra e finestre scorrevoli con accesso sul giardino.
I mobili sono molto semplici e non ve ne sono molti, alcuni sono di dubbio gusto e datati.
La cucina tipo americana non e’ componibile e fa parte della casa stessa, poi negli angoli ci sono enormi armadi di legno che per riempirli come dispense ci vogliono camionate di scorte alimentari, pernso che resteranno vuoti.
Una cosa strana e’ che una parete della cucina confina con il garage.
Ad un’altezza di circa 1,40 metri circa 60 cm sopra il piano cucina, c’e’ una vetrata molto ampia in cristallo a tutta altezza che riempie una parete intera piu’ un altro angolo della cucina. mi sembra un po’ di stare in un acquario, la vista sul garage non e’ il massimo, ma non è neanche poi cosi’ male.
Il letto e’ una delle cose strane di questa strana Australia, si tratta di un double bed ovvero di un matrimoniale su un mobile imbottito dotato di ruote, in pratica non esistono reti o doghe ma una struttura rivestita in tessuto come si trattasse di una base di un divano.
Anche in albergo avevano lo stesso tipo di letto, ma un ulteriore cosa strana e’ che qui i letti matrimoniali sono di 3 tipi diversi, ovvero double, queen and king, la sola differenza tra questi e’ la dimensione.
In pratica il double corrisponde grosso modo alla nostra piazza e mezza mentre il queen e’ il nostro 2 piazze, il king invece e’ semplicemente enorme ovvero 2,5-3 piazze.
Un’altra cosa strana mai accennata finora e’ il tipo di prese o interruttori.
Da buon osservatore ho scoperto che dappertutto, ovvero dall’ufficio del Sindaco che ho avuto modo di visitare, negli uffici, nei centri commerciali, a scuola, nelle camere d’albergo e nei vari appartamenti ho trovato un solo tipo di presa ed interruttore.
Molto semplici ed efficaci, sicuramente brutti per i nostri standard da modaioli italiani, ma come gia’ detto altre volte qui si bada alla sostanza e tutto cio’ che e’ forma non sembra interessare molto gli australiani, in particolare quelli che vivono nella tropicale citta’di Townsville.
Il bagno chiaramente non ha il bidet, che sembra un’accessorio in uso quasi esclusivamente in Italia, vista ormai la lunga lista dei paesi dove sono stato e non l’ho trovato, USA, Inghilterra, Francia, Germania, Rep. Dominicana, Spagna etc… .
Ultima cosa strana legata alle case australiane e’ che per motivi per ora ancora sconosciuti, forse legati ad una specie di morbo che si contrae qui in Australia oppure a fattori genetici inspiegabili, i canguri non sono gli unici abitanti di quest’enorme paese che hanno questa bislacca abitudine di saltare, molte case infatti hanno in giardino i famosi tappeti elastici che da noi ho visto solo nelle fiere o parchi giochi per bambini.
Insomma qui gli australiani non intenti a cucinare wurstel e bistecche sul barbecue oppure a scolarsi tutto cio’ che assomiglia ad una bevanda alcoolica… saltano!
Mentre sono qui a scrivere, fuori casa, sento strani rumori di pennuti, suoni che assomigliano a versi di stridule scimmie equatoriale, i versi fanno eco sugli alberi presenti qui intorno, sono un po’ inquietanti, da noi non esistono rumori simili.
Ci ho messo qualche giorno ad abituarmi ed ora non ci faccio quasi piu’ caso, come non faccio piu’ caso ai bats di dimensioni pari a falchi predatori, che s’aggirano qui intorno.
I bats sono naturalmente i pipistrelli e poi ci sono gechi e bacherozzi enormi e siamo in pieno centro città.
Chissa’ che razze di bestie strane ci sono nel bush ovvero appena 5-10 kilometri dalla periferia.
Non lo voglio nemmeno sapere! Almeno per ora. data anche la mia naturale avversione per tutti gli animali in genere, senza distinzione alcuna.
Intanto i giorni volano e domenica pomeriggio arriva in un baleno.
A mezzogiorno mi presento puntuale al party italiano presso l’omonima associazione di Flemingl Street ad Aitkenvale.
Che delusione, una cinquantina di persone quasi tutti oltre i 60 anni di origini italiane o nati in italia.
Facce italiane, naturalmente inclini alla malinconia ed alla diffidenza, m’accolgono freddamente, poi su mia insistenza mi stringono la mano e si presentano.
Uno solo, un 85 enne di Sondrio arrivato qui nel 1949, quasi sessant’ani fa, mi racconta sommariamente la sua vita di ex pugile, poi trasformata in tagliatore di canna da zucchero come molti altri italiani di Ingham.
Quel posto triste e silenzioso che non mi aveva particolarmente colpito.
Resto qui un’ora, giusto il tempo di mangiare un po’ di carne cotta sull’immancabile barbecue e scambiare qualche altra parola con un’ altro italiano triste, Mario, un tipo originario di Chieti che ormai non ha piu’ nessuno qui e che vuole tornare al suo paese dall’unico fratello superstite.
Parlando con lui mi dice che 40 anni fa aveva lavorato qualche tempo ad Oropa e mi racconta di essere scappato a causa del clima freddo e delle persone fredde ed inospitali, come lo capisco!
Saluto tutti sorridendo, ma non penso che tornero’ piu’ in questo posto, meglio le sorridenti famiglie australiane che questi avanzi d’italiani ormai cotti dal sole e dall’età e figli di una malinconia tutta italiana fissata in ogni singola cellula del nostro dna.
Tornero’ presto sullo strand a suonare il tamburo oppure a mangiare fish & chips al cartoccio sdraiato sull’erba in mezzo a persone piu’ sorridenti, gioiose ed amichevoli di noi italiani.
A supporto di quanto finora detto, Vi confermo che la solidarietà australiana e’ sorprendente; tornavo a casa dalla spesa, avevo riempito il carrello ed avevo pagato, per poi realizzare che non avevo l’auto parcheggiata e che quelle 15-20 buste avrei dovuto portarle a casa a piedi.
Pagata la spesa, cerco d’ afferrare tutte le buste ma faccio fatica, un ragazzo mi aiuta a inforcarle ma sono cosi’ tante da non riuscire quasi ad infilare le mani in tutti i manici.
Fuori una ragazza mi vede trafelato mentre cerco di spostare questa massa di buste e mi dice, forse non e’ il caso di chiederti come stai oggi, non e’ vero?
Confermo.
Faccio altri 50 metri e mi fermo proprio sotto la salita di 4-500 metri prima del pianoro dove c’e’ la mia casa.
Si ferma un ragazzo con un pick-up e mi chiede se voglio uno strappo, accetto di buon grado.
Butto la roba sul pick-up ed in pochi secondi sono a casa, saluto e ringrazio, scarico la roba dal cassone e vado a casa.
Rifletto sul fatto che mai e dico mai in Italia mi e’capitata una cosa simile, mai nessuno che mi abbia dato una mano senza chiederla.
Qui in effetti le persone sono diverse, sono molto socievoli e disponibili, gli italiani invece sono sempre uguali a se’ stessi, anche all’estero!
Pubblicato su La meta
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